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Ciip e l’operazione Hydrowatt – Sato: c’è chi dice no

ASCOLI - "Tavolo piceno per l'Acqua Bene Comune", in un incontro, ha spiegato la sua posizione contraria. Il comitato spontaneo "Acqua Buona per Folignano" ha presentato al Consiglio comunale un documento con 22 osservazioni
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La doppia operazione che la Ciip spa intende portare avanti, con Hydrowatt (vendita delle quote) e Sato (acquisto), sta facendo discutere.

Il momento è cruciale perché il 6 maggio l’assemblea dei 59 sindaci saranno chiamati ad esprimersi se andare avanti con le transazioni oppure no.  Nel frattempo i vertici della Cicli integrati stanno partecipando ai Consigli comunali, per spiegare agli amministratori coinvolti i particolari.

Ed è proprio in questa fase che, chi non vede le due operazioni di buon occhio, ritiene doveroso farsi avanti.

Stasera, 23 aprile, si parlerà l Consiglio comunale di Folignano, al quale

Il comitato spontaneo “Acqua Buona per Folignano” ha presentato al Consiglio comunale, che si riunirà stasera, 23 aprile, alle ore 21, un documento con 22 osservazioni, che saranno anche inoltrate alla Corte dei Conti, Sezione Regionale di Controllo per le Marche, ed all’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza di Roma, oltre che – per conoscenza – alla Ciip spa e 59 Comuni soci.

Sempre oggi,  il “Tavolo piceno per l’Acqua Bene Comune”, in un incontro, ha spiegato la sua posizione contraria: «Questa operazione, figlia di una logica privatistica che come associazioni e movimenti per l’acqua bene comune abbiamo sempre respinto, non può che trovarci decisamente contrari.
L’eventuale via libera all’acquisto dell’azienda Sato– spiega il comitato in una nota – andrebbe a stravolgere la struttura e la natura stessa della preziosa società pubblica del Piceno e del Fermano, nata con la missione specifica ed esclusiva di gestire in modo efficiente, efficace, economico l’acqua del nostro territorio a beneficio delle comunità locali.
Con tale operazione si intende avventurare la Ciip sul mercato alla ricerca di profitti, peraltro assolutamente incerti.
Peraltro la società acquistata conserverebbe personalità giuridica distinta da quella di Ciip, con una propria amministrazione ed una propria autonomia di gestione, con una missione statutaria e materiale in gran parte sostanzialmente analoga a quella della Ciip stessa, in aperta violazione alla normativa che vieta agli enti locali di acquistare “partecipazioni anche indirette in società che svolgano attività analoghe o similari a quelle svolte da altre società partecipate”.
Non si comprende il perché la Ciip, anziché acquistare una società, non operi realmente per rafforzare il proprio settore tecnico riportando al proprio interno funzioni, competenze, tecnologie strettamente attinenti il servizio svolto.
Per non parlare poi della discutibile operazione proposta dagli stessi vertici della Ciip per il finanziamento di tale acquisto: la cessione dell’attuale quota di partecipazione  nella società Hydrowatt, che produce energia elettrica sfruttando il deflusso dell’acqua negli impianti idrici.
Una funzione quindi virtuosa vista la stretta connessione con la gestione del servizio idrico ed il crescente fabbisogno di energia per lo svolgimento di tale servizio.
Il paradosso è che mentre si vorrebbe acquistare una società come la Sato che nello statuto prevede persino la possibilità di fare manutenzione di edifici e parchi pubblici, dagli atti proposti ai Comuni viene poi principalmente giustificata l’uscita da Hydrowatt con la “non stretta attinenza delle attività della società in questione per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali!”.
L’operazione proposta dagli amministratori della Ciip viene sostanzialmente prospettata senza un chiaro e complessivo progetto industriale che definisca le conseguenti prospettive dei propri addetti al settore tecnico che attualmente svolgono mansioni analoghe a quelle svolte dalla Sato che si intende acquisire.
Ciò anche in considerazione che nella documentazione prodotta a corredo dell’operazione si sostiene che tale società, una volta acquisita, dovrebbe quadruplicare le attività di manutenzione attualmente svolte per la Ciip stessa (da 970.000 euro a 4 milioni) e quasi decuplicare i lavori eseguiti (da 1,6  a 14 milioni).
Non vorremmo che, come le organizzazioni sindacali hanno dimostrato di temere, questa possibilità di realizzare profitti fosse immaginata a danno delle maestranze». 

 


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