di Marco Braccetti
Cancellato in tempi record l’insulto omofobo impresso sulla “panchina arcobaleno”. Però, per uno spazio pubblico dove torna il decoro, un altro fa passi indietro. Infatti, dopo la completa ripulitura effettuata la scorsa estate, i writers tornano a colpire il muro di via Gramsci.
Ma procediamo con ordine, partendo dalle notizie positive. Pochi giorni fa, Cronache Picene aveva portato all’attenzione pubblica lo sfregio della cosiddetta “panchina arcobaleno”, collocata nella pineta, a due passi dalla Palazzina Azzurra. Qualcuno aveva condito con un pesante insulto omofobo i colori che, oltre ad essere un messaggio di pace, identificano da sempre la comunità Lgbt.
La cosa era stata segnalata al vicesindaco Antonio Capriotti (delegato ai lavori pubblici ed al decoro urbano) che, nel giro di pochissimi giorni, ha fatto intervenire gli operai addetti alla ritinteggiatura. Sulla panchina, ora, è stato steso un color verde uniforme, come tutte le altre presenti in zona. Sì, perché l’iniziativa di colorare d’arcobaleno quell’arredo pubblico non era istituzionale, bensì estemporanea, realizzata da qualche creativo anonimo. Dunque, gli operai municipali, si sono dovuti attenere ai colori previsti formalmente per le opere pubbliche.
La speranza è di non dover più leggere in giro per la città simili epiteti. Più in generale, purtroppo, la speranza di mantenere pulite le superfici ripulite dopo gli imbrattamenti s’infrangono contro l’evidenza. Su questo fronte, basti citare il caso di via Gramsci: trafficatissima arteria che collega la stazione ferroviaria al cuore del centro cittadino. Ebbene, la scorsa estate, il nostro giornale aveva raccolto l’entusiasmo del vicesindaco Capriotti, dopo un maquillage atteso da tempo. Ultimamente, però, il muro della via è stato nuovamente sfregiato. Insomma: il decoro urbano a San Benedetto sembra una Tela di Penelope.
Come frenare il fenomeno dei writers? Qualche tempo fa, l’Associazione Nazionale Antigraffiti aveva lanciato un’idea per San Benedetto: varare un regolamento o una convenzione ad hoc per fare in modo che, se individuato, il vandalo ripulisca in prima persona quanto deturpato. Mentre ad inizio 2012, l’allora vicesindaco Eldo Fanini (attuale presidente del Consiglio comunale) si era detto propenso a ragionare su una sorta di ricompensa in denaro per i cittadini capaci di contribuire all’individuazione di un imbrattamuri. Ma l’idea venne subito accolta con scetticismo dal Pd, rimanendo così lettera morta.
Ma se non viene colto sul fatto, è naturale chiedersi come si può individuare un imbrattatore seriale? Oltre alle benedette telecamere, c’è un altro modo: secondo il presidente Amato, infatti, quasi tutti questi soggetti si vantano delle proprie gesta sui social-network. «Non serve Sherlock Holmes – sostengono dall’Associazione Nazionale Antigraffiti – Per individuare gli autori di certi atti vandalici basta un poliziotto con un minimo di esperienza nei nuovi mezzi di comunicazione».
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