Francesco Ameli e, sullo sfondo, l’assemblea regionale del 28 giugno
di Maria Nerina Galiè
Ieri sera la segreteria regionale del Partito Democratico ha approvato le liste delle 5 province. Per il Piceno correranno per uno scranno ad Ancona, appoggiando il candidato presidente Matteo Ricci, Fabiola Diomede (capolista), Francesco Ameli, Enrico Piergallini e Margherita Sorge.
Nella quaterna anticipata prima dell’appuntamento dorico, compariva il nome di Loredana Emili che invece risulta esclusa. Non l’ha presa bene e lo mette nero su bianco in una nota (sotto uno stralcio).
Come si è arrivati alla quaterna di nomi proposti dal Piceno, lo spiega Francesco Ameli, nella rosa dei candidati e segretario provinciale del Pd
«Abbiamo seguito le indicazioni arrivate direttamente dal nostro territorio. Nonostante un regolamento a dir poco ingarbugliato, abbiamo inviato la rosa di nomi richiesta, composta in rigoroso ordine alfabetico dai candidati indicati dalla base dei nostri iscritti: Ameli, Diomede, Emili e Piergallini».
Poi la Sorge, al posto della Emili. Cosa è accaduto nell’assemblea di ieri?
«È stata una decisione del livello regionale che, tuttavia, ha disatteso la chiara indicazione espressa dalla nostra assemblea provinciale. Alcuni passaggi non aiutano alla costruzione dell’unità dell’intero partito di San Benedetto, un percorso nato da un congresso, che si rischia così di minare. Quella di Loredana era una candidatura forte, sostenuta dalla costa e dal capoluogo. Si rischia di perdere l’occasione di valorizzare e proteggere quel gruppo di trentenni e quarantenni che con grande passione si è messo a disposizione per rimettere in moto il partito».
Nei giorni scorsi ci sono state polemiche sulla scelta di proporre solo quattro nomi. Come si sono svolte le assemblee?
«Noi ci siamo semplicemente attenuti al regolamento. Credo che sottrarsi ai luoghi di discussione non sia mai una scelta lungimirante né rispettosa. Io non rispondo alle provocazioni sterili, ma rispondo ai nostri iscritti. E a loro dico che quanto accaduto non va bene. Nelle assemblee si può e si deve discutere, anche animatamente, ma alla base di tutto deve esserci il rispetto per il mandato che il territorio ti affida, partecipando. L’importante è agire sempre con la consapevolezza di portare rispetto non solo a se stessi, ma a tutta la nostra comunità politica».
Un commento in merito alla sua candidatura, anche come segretario provinciale.
«Sono profondamente onorato della fiducia che gli iscritti del Partito Democratico (il 96% dei circoli) del Piceno mi hanno dimostrato. Questo riconoscimento dà valore alla passione e all’impegno che, in modo disinteressato, ho sempre dedicato alla politica e al bene comune».
Come segretario provinciale come vede l’appuntamento elettorale?
«Credo che la sfida che ci attende, insieme al nostro candidato presidente, Matteo Ricci, e alla coalizione per il cambiamento, sarà cruciale per il futuro delle Marche».
Per quale motivo la definisce una sfida cruciale?
«Perché le Marche si trovano a un bivio e stanno scivolando verso un progressivo declino economico e sociale. La nostra proposta è un cambio di rotta radicale. Vogliamo costruire una sanità davvero vicina ai cittadini che non dimentichi i fragili e chi è al loro fianco, vogliamo difendere il lavoro, innovare il tessuto produttivo della regione, rilanciare le aree interne e affermare il ruolo delle Marche come regione pienamente europea ed europeista».
Quali sono le priorità per il territorio Piceno?
«Le problematiche del Piceno si intrecciano strettamente con quelle regionali. La sanità è la prima emergenza: è inammissibile che un cittadino piceno su dieci sia costretto a rinunciare alle cure perché non trova risposte nel sistema pubblico. Inoltre, pur essendo stati definiti “area di crisi complessa”, negli ultimi cinque anni non abbiamo visto alcun reale progetto di rilancio, fatta eccezione per i fondi destinati all’area ex Casmez ottenuti grazie ad una iniziativa parlamentare del Pd. Manca una visione sulla logistica e su come fare sistema tra le imprese per proteggere l’occupazione. Infine, infrastrutture vitali come la terza corsia dell’A14 o il ponte ancaranese sono ancora bloccate a causa dell’inerzia della Regione».
Ben diversa è la posizione di Loredana Emili, dopo l’esclusione: «La decisione di escludermi dalla lista dei candidati – scrive nella nota – è uno schiaffo non solo alla mia persona, poco rilevante, ma al gruppo di giovani dirigenti locali e provinciali e soprattutto agli iscritti, dopo aver messo in scena il rito illusorio delle consultazioni.
Si escludono proposte di candidature coerentemente di sinistra (impegnati nel Pd o in partiti alleati al Pd) a vantaggio di chi in questi anni ha scientemente lavorato contro il partito democratico.
Quanto sta avvenendo nella formazione delle liste, in aggiunta alle posizioni contraddittorie su pace, riarmo e difesa del mondo del lavoro, rende inderogabile un vero congresso che stabilisca con chiarezza la linea politica e le modalità di adesione e iscrizione al partito e il suo funzionamento.
Non uno spazio politico aperto ad ogni trasformismo, ma un soggetto politico con una chiara identità.
Il risultato della votazione per l’approvazione delle liste in assemblea regionale, solitamente all’unanimità, dovrebbe allarmare chi ha imposto certe scelte.
Ringrazio tutti quelli che hanno insistito fino a convincermi a rendermi disponibile e quanti mi hanno sostenuta in modo prevalente nelle consultazioni.
Continuerò – conclude Loredana Emili – ad impegnarmi nella battaglia della difesa della sanità pubblica e della difesa delle persone più fragili perché non sarà il capetto di turno a distruggere la mia idea di politica come dovere civile e passione».
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