Enrico Ligabue, responsabile sanitario dell’Ascoli Calcio, ha espresso la propria contrarietà – attraverso il sito della società – sulla ripresa degli allenamenti in tempi brevi nel corso del confronto avuto con gli altri responsabili sanitari della Serie B. Si trova nella sua Correggio (Reggio Emilia) dove lavora in un ambulatorio Covid. Negli ultimi due giorni in quella provincia ci sono stati altri 14 morti.
«Anche l’Ascoli dovrà fare tamponi e test sierologici ogni quattro giorni oltre ad altre procedure – spiega Ligabue – esami che riguardano tutto il “gruppo squadra”, ovvero 50-60 persone, non solo i calciatori. Va inoltre considerata la sanificazione da fare costantemente negli alberghi frequentati e nel Centro sportivo, senza dimenticare le altre precauzioni come mascherine, guanti, camici. Medici e fisioterapisti dovranno lavorare ciascuno in stanze separate per curare un calciatore alla volta».
«L’Ascoli ha un centro sportivo adeguato ma il protocollo del ministero della salute prevede che il gruppo squadra dorma in un albergo con camere singole senza contatti con camerieri, pranzo e cena a buffet – aggiunge il dottor Ligabue – non è facile organizzare tutto questo e pertanto credo che non sia così semplice ripartire entro breve tempo. In caso di positività durante il ritiro previsto dal protocollo c’è anche un discorso di responsabilità per i medici (oltre a me c’è il collega Serafino Salvi) e per i vertici societari. Tutto questo frena molti medici sportivi. Ne parleremo lunedì 20 aprile in un confronto. C’è infine anche un discorso economico. Solo i test sierologici hanno un costo di 30-35 euro. Se poi consideriamo anche i tamponi, il costo totale a persona è di 150 euro. Una spesa non indifferente».
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