di Maria Nerina Galiè
Se il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia da Coronavirus, il 2021 si prepara ad essere quello del vaccino che dovrà dare una sterzata, si spera quella determinante, al contenimento del contagio.
Il dottor Claudio Angelini
Nella prima e nella seconda ondata l’equipe del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’Area Vasta 5, diretto dal dottor Claudio Angelini, ha combattuto il virus a mani nude. Mentre urlava ai quattro venti che le mani andavano lavate spesso. Così come naso e bocca protetti dalla mascherina e di evitare gli assembramenti.
E’ andata bene in primavera, quando il numero dei contagiati in provincia è arrivato a 290 fino al 16 maggio, 13 i decessi. Molto peggio in autunno, complice un’estate in cui si è abbassata un po’ troppo la guardia e non si è voluto rinunciare a vacanze e serate. Ieri, 30 dicembre, il totale dei positivi nel Piceno è arrivato a 5.079, di cui 4.789 (con 119 decessi) da luglio in poi, timido inizio della seconda ondata che ha avuto il picco a fine ottobre (il 24 ottobre sono stati registrati 246 nuovi casi in un solo giorno).
Il riverbero sulle strutture sanitarie non si è fatto attendere, mettendo a dura prova i reparti di emergenza. C’è stato un momento in cui non si sapeva dove mettere i pazienti che arrivavano bisognosi di cure. Novembre il mese più nero, il 25 c’erano oltre 100 persone ricoverate tra il “Mazzoni” di Ascoli ed il “Madonna del Soccorso” di San Benedetto. Lo aveva ricordato la dottoressa Tiziana Principi, direttore del Dea di Area Vasta 5 e della Rianimazione Covid di San Benedetto, attiva senza un posto libero se non nell’ultima settimana dal 28 settembre.
La novità della seconda ondata è stato il reparto Pneumo Covid al “Mazzoni”, che non è stato Covid free come nella prima ondata. Fatto quest’ultimo che ha innescato malumori e polemiche, tra personale sanitario e dirigenti.
Cesare Milani
La tenuta psicologica di tutti è stata messa a dura prova, tra turni massacranti, zero ferie e permessi e la costante, legittima paura di infettarsi. Ma alla fine ha prevalso l’obiettivo comune che è sempre stato quello di curare i malati.
Mesi difficili per il direttore generale dell’Area Vasta 5, Cesare Milani, che non si è mai dato per vinto mettendo in campo ogni forza per tenere testa alla pandemia
Senza vaccino, l’unico strumento per difendere la popolazione è stata la prevenzione, attraverso una vera e propria caccia ai contagiati, da parte del Sisp, per isolarli nel più breve tempo possibile.
Un alleato prezioso, il laboratorio di Biologia molecolare del “Mazzoni” dell’unità complessa di Patologia Clinica diretta dal dottor Antonio Fortunato, al ritmo di 800 temponi molecolari al giorno nei momenti clou.
Claudio Angelini e Antonio Fortunato e uscivano di casa al mattino presto, con il buio, per rientrare la sera tardi, sempre con il buio.
Il dottor Antonio Fortunato
Da febbraio. Senza sosta.
Il dottor Angelini, di fronte ad un epilogo che sa bene essere solo di calendario, vuoile ringraziare tutti coloro che lo hanno «supportato e sopportato in questi mesi. Mi riferisco alla mia famiglia. Ma anche al direttore Cesare Milani, alla mia equipe e a tutti coloro che hanno contribuito ad arginare la diffusione del virus».
Il vaccino, arrivato la prima volta il 27 dicembre al “Madonna del Soccorso”, ha dato speranza ed ha emozionato Angelini e Milani che hanno ben compreso di aver fatto parte della storia. Una storia iniziata a febbraio e non ancora conclusa. Angelini: «Ma il 2020, con il vaccino, finisce con il botto».
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