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Operatori sanitari non vaccinati:
medici verso la sospensione,
ma due sono in pensione da anni

ASCOLI - La presidente dell'Ordine professionale, dal quale sono partite le pec ai presunti "inadempienti" e alle autorità competenti: «Atto dovuto, non è un provvedimento disciplinare. Iter non ancora concluso». Saranno i datori di lavoro a prendere le iniziative necessarie. Per i dipendenti di Area Vasta 5 è stata istituita un'apposita commissione. Per gli infermieri si valuta la ricollocazione
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di Maria Nerina Galiè

 

Il decreto legge (numero 44 dell’1 aprile 2021, poi convertito in legge) non lascia scelta ai datori di lavoro del personale sanitario che non ha ancora fatto il vaccino: queste persone non possono avere contatti diretti con i pazienti, devono essere adibiti ad altre mansioni (difficile farlo per i medici) oppure sospesi fino al 31 dicembre senza stipendio.

Sedici in tutto, per ora, nella provincia di Ascoli: 12 medici e 4 infermieri. L’Area Vasta 5, che ha già informato delle conseguenze i 4 infermieri suoi dipendenti, ha istituito un’apposita commissione per valutare caso per caso. Per prima cosa si cercherà di capire se c’è la possibilità di ricollocazione. Altrimenti scatterà la sospensione.

Sospesi, al momento, dall’esercizio della professione, 12 medici che risultano ancora “inadempienti” rispetto all’obbligo vaccinale per la loro categoria. Le comunicazioni sono partite via pec, all’inizio di questa settimana, dall’Ordine dei Medici che contestualmente ha segnalato i nomi anche alle autorità competenti, tra cui Area Vasta 5 e Prefettura.

La dottoressa Fiorella De Angelis

«Non si tratta di una sospensione disciplinare, ma amministrativa, un atto dovuto in adempimento alla legge», precisa la dottoressa Fiorella De Angelis, presidente

«Inoltre, non vuol dire che il provvedimento riguarderà tutti i 12 medici. Per prima cosa sarà ancora da verificare se davvero non hanno fatto il vaccino. Alcuni di loro, iscritti all’Ordine della provincia di Ascoli, potrebbero lavorare all’estero ed essersi vaccinati lì. Altri sono in pensione e già non esercitano più. Qualcuno potrebbe decidere di vaccinarsi nel frattempo».

Da ulteriori verifiche è già emerso che due, dei 12 medici presunti “inadempienti”, sono in pensione da qualche anno. 

Non si esclude però che se ne aggiungano altri, che lavorano in strutture pubbliche o private del Piceno, ma che sono iscritti all’Ordine dei Medici di altre province.

L’iter per “scovare” gli operatori sanitari non vaccinati è iniziato nelle Marche a giugno (il dl 44 è stato tradotto in legge il 28 maggio) e non si è ancora concluso del tutto, perché l’incrocio dei dati regionali con i nominativi potrebbe, appunto, non rispecchiare la realtà.

L’Asur ha chiesto agli Ordini professionali dei lavoratori in campo socio sanitario i nominativi degli iscritti al fine di verificare se si erano vaccinati. E’ dall’Asur che sono partite le prime lettere, con l’invito ad ottemperare o dimostrare di averlo fatto, per oltre 1.000 operatori sanitari delle Marche.

Dopo ulteriori passaggi, ancora verifiche e aggiornamenti della posizione (in diversi nel frattempo si sono sottoposti al vaccino), l’Asur – attraverso i Dipartimenti di Prevenzione – ha inviato agli Ordini la lista delle persone che risultavano ancora non vaccinate. Gli Ordini, a loro volta, hanno rimandato le lettere ai diretti interessati, informandoli dell’impossibilità di esercitare la professione che implica il contatto diretto con i pazienti. 

Cesare Milani

L’articolo 4 del dl 44 specifica: “fino alla completa attuazione del piano vaccinale, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, al fine di assicurare adeguate condizioni di sicurezza, è previsto l’obbligo vaccinale per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la propria prestazione nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali; nelle farmacie e nelle parafarmacie; negli studi professionali. La vaccinazione è requisito essenziale per l’esercizio della professione sanitaria e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative dei soggetti obbligati”.

L’Asur Marche si è mossa. Il 6 agosto ha riunito i direttori delle Aree Vaste per dettagliare le azioni da porre in atto, “con particolare riferimento alla verifica della sussistenza dell’obbligo per le singole posizioni in relazione al personale collocato nell’organizzazione del sistema sanitario rispetto all’effettiva diretta erogazione delle prestazioni
sanitarie”. In quella sede sono stati stabiliti l’invio, ai dipendenti con obbligo vaccinale, “di apposita formale nota con avvertimento delle conseguenze di legge e richiamo al rispetto delle misure di sicurezza per la riduzione del rischio di trasmissione dell’infezione”. La costituzione, per singola Area Vasta, di una apposita commissione per la valutazione delle possibilità di ricollocazione in mansioni e ruoli diversi al di fuori delle strutture di assistenza diretta.



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