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«Il cimitero della A14, l’Italia che crolla e diventa il Terzo Mondo, prima di mettervi alla guida lasciate testamento»

DOPO l'ennesima tragedia avvenuta nel tratto piceno dell'autostrada, duro intervento di Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo. Il segretario generale Giorgio Menichelli: «Mi vergono a dover intervenire sulla precarietà di una strada che rappresenta il fallimento di una intera comunità che non ha saputo garantire una viabilità sicura dopo chiacchiere e continui appelli alla sicurezza di una strada a pedaggio» »
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Giorgio Menichelli

 

«Uno pensa ai risultati raggiunti in anni di lotte sociali, avanzamento economico ed imprenditoriale, di conquiste civili, di sviluppo del welfare. Uno pensa alla cultura. E persino al bello, il bello non funzionale che a sé stesso e alla gioia dello spirito. Da lontano la percezione del nostro Paese è ancora dorata e accattivante. Una specie di sogno ad occhi aperti. Poi all’improvviso l’ennesima tragedia ed il degrado in una infrastruttura tra le più strategiche d’Italia, l’A14. Il degrado dell’Italia».

Sono parole di Giorgio Menichelli, segretario generale di Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo, all’indomani dell’ennesima tragedia che sim è verificata nel tratto piceno dell’autostrada A14.

«È dura, molto dura rispondere a chi ti chiede come sia possibile nel 2024 assistere a tali tragedie e constatare che un solo breve tratto di autostrada possa tenere sotto scacco il Paese e far vergognare, pur senza responsabilità, una intera regione, le Marche. No, non siamo in Italia! Questo pezzo di paese è scivolato verso l’Africa subsahariana, chiamato ancora Terzo Mondo. Un mondo dove mettendosi alla guida da vivo non sai se sopravviverai, un mondo da ricostruire. Proprio come da noi oggi dove tutto crolla, dove crolla la certezza di tornare vivo a casa dopo un viaggio di lavoro o di svago. Il cimitero dell’A14.

Mi vergogno, sì mi vergono – continua – di dover fare l’ennesimo comunicato stampa sulla precarietà di una strada che rappresenta la nostra tragedia ed il fallimento di una intera comunità che non ha saputo garantire una viabilità sicura, dopo tanti anni di morti, disperazioni, disagi, chiacchiere e continui appelli alla sicurezza di una strada a pedaggio. Un Paese dove la povertà di pensiero, di mezzi, di responsabilità verso la comunità, di capacità di guardare lontano, dilaga e tracima ogni confine.

È uno spirito povero e menefreghista quello che soffia sul Paese, quello che si respira. Uno spirito povero, forse maligno e superficiale. Uno spirito senza contenuto ma con tante parole, solo quelle. Il vuoto. Oppure il pieno di niente. Un niente che mette in pericolo tutto e tutti, il futuro della nostra sicurezza, della nostra economia ed infine della nostra reputazione. No, in Italia non si cercano i responsabili di tali tragedie. Non ancora. È questo il Terzo Mondo. Non occorre un machete tra le mani, basta lasciare uccidere lungo le strade.

Perso il senso del bello, persa la cultura, la capacità di capire, persa l’idea della Nazione e persa anche la gioia e l’allegria, l’Italia crolla e l’autostrada A14 nel tratto Porto Sant’Elpidio-San Benedetto è stata, è, e rimarrà la nostra dannazione e la nostra umiliazione ancora per molti, troppi anni.  Solo una raccomandazione: prima di mettervi alla guida, lasciate testamento».

 



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