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Si sbloccano i fondi dell’Erap:
in arrivo 35 case
per i terremotati piceni

ASCOLI - Sono 12 a Comunanza, 9 a Roccafluvione, 10 a Castel di Lama, 2 a Folignano, 1 a Venarotta, 1 a Colli del Tronto e saranno acquistati a giorni dall’Erap in ragione del decreto regionale del 30 ottobre. Sta per concludersi un iter avviato un anno e mezzo fa, oggetto di polemiche e malcontento dei cittadini in attesa. Tra maggio e luglio sono già stati stipulati atti per 40 appartamenti, ma solo 2 nella provincia di Ascoli. Qui erano previsti diversi rogiti, rinviati all’ultimo momento per mancanza di fondi.
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La distruzione del sisma (foto Alberto Cicchini)

di Maria Nerina Galiè

Il nuovo decreto della Regione Marche, il 1695 del 30 ottobre 2018, potrebbe fare la differenza per alcuni sfollati del Piceno. Si tratta di 8 milioni di euro che l’ente di Ancona ha trasferito all’Erap Marche per l’acquisto di alloggi dove collocare i terremotati, attingendo all’invenduto e, per ogni singolo territorio, tenendo conto del reale fabbisogno evidenziato dai sindaci. «Siamo nella condizione di procedere con gli atti notarili già la prossima settimana», ha assicurato l’ingegner Maurizio Urbinati responsabile del presidio Erap regionale, nell’elencare gli appartamenti oggetto degli ormai prossimi rogiti, 50 in tutto di cui 35 nella provincia di Ascoli. Sono 12 a Comunanza, 9 a Roccafluvione, 10 (dei 15 selezionati) a Castel di Lama, 2 a Folignano, 1 a Venarotta, 1 a Colli del Tronto. Con decreti di maggio e luglio 2018 la Regione ha destinato a questa operazione 6 milioni, già utilizzati per l’acquisto di 40 appartamenti nelle Marche, su 364 autorizzati dal dipartimento di Protezione Civile con l’ordinanza 510 di febbraio 2018, per una spesa totale di 56 milioni. Tra questi soltanto due nella provincia di Ascoli Piceno: uno a Venarotta ed uno a Folignano. Erano previsti altri atti, presso notai dell’ascolano, per martedì 23 ottobre. Rinviati però all’ultimo momento, sembra per mancanza della necessaria copertura finanziaria. «I contratti preliminari sono stati fatti tutti» ha precisato Urbinati. Senza però un impegno di spesa per l’ente pubblico. Non è stata versata infatti alcuna caparra alle ditte venditrici che hanno dovuto terminare i lavori prima dell’atto, come previsto nel bando, senza poter contare su alcun anticipo.

UN’OPPORTUNITA’ PER I COMUNI

«L’acquisto delle case dell’Erap è stata una delle poche misure intelligenti adottate nel post sisma», ha ribadito più volte il sindaco di Comunanza Alvaro Cesaroni. Tra i primi a cogliere l’opportunità di allargare il patrimonio di edilizia residenziale pubblica da utilizzare, nell’immediato, per fare fronte all’emergenza abitativa post sisma al posto delle Sae, «costose e piene di problemi», e del contributo per l’autonoma sistemazione, «anch’esso eccessivamente dispendioso e pieno di insidie. Basti vedere quanti “furbetti” sono finiti sul tavolo della Procura». In futuro gli appartamenti saranno adibiti a case popolari.

La devastazione del sisma (Foto Vagnoni)

I TEMPI DELLA BUROCRAZIA

Ma anche qui le lungaggini burocratiche hanno messo a dura prova la pazienza di amministratori, cittadini e imprese. «Tempi tecnici “normali” – ha sottolineato Urbinati – che forse mal si sono conciliati con le aspettative di coloro a cui sono state fatte promesse e prospettate, suppongo, scadenze diverse». L’iter che porterà all’acquisto dei 364 appartamenti designati «dovrebbe concludersi entro l’anno», ha detto il funzionario dell’ente. «Le ultime accuse che ci sono state mosse – ha continuato – riguardano l’esiguo numero di alloggi rispetto al fabbisogno. Ma pochi alloggi è sempre meglio che niente. Ricordo che questa imponente operazione è nata ad un anno dal sisma e come ulteriore misura per arginare la crisi di alloggi».

LA LUNGA ATTESA DEI CITTADINI

E’ in ogni caso un attesa che dura da un anno e mezzo (ad aprile 2017 in primo bando) per le famiglie in graduatoria, cioè che risiedevano in “zona rossa” o la cui abitazione aveva subito danni gravi, catalogati con le lettere E o F della scheda Aedes. Persone costrette a sgombrare la casa per gli effetti devastanti del terremoto e per le quali, fin da subito, è apparso chiaro che i lavori di ripristino, di ricostruzione in qualche caso, avrebbero richiesto tempi molto più lunghi. Alla ricerca dunque di una sistemazione provvisoria ma per un periodo considerevole. Per questi cittadini le case dell’Erap erano la soluzione ideale e si sono affrettati a firmare per acconsentire di essere inserirti nelle graduatorie comunali, redatte e consegnate dai sindaci all’Erap ad agosto 2017. Da allora tanti disagi. Alcuni nella fretta di cercare un’altra casa, nell’imminenza del terremoto, avevano trovato una sistemazione a 30 o 40 chilometri da dove risiedevano prima. C’è il caso di una famiglia numerosa, perché composta anche da anziani, che ha dovuto scegliere in via provvisoria ed urgente un’appartamento grande coperto da Cas. L’anziano nel frattempo è deceduto, il contributo giustamente decurtato, l’immobile diventato troppo grande e l’affitto non più sostenibile. O di un’altra costretta a dividere la famiglia in due alloggi piccoli per non averne trovato uno capace per tutti. Hanno tollerato canoni troppo alti e difficoltà logistiche, la lontananza da. E lamentano la possibilità di essersi lasciati sfuggire diverse occasioni, di trovare una casa adatta ad esigenze che nel tempo sono cambiate o di riavvicinarsi a familiari, amici e luogo di lavoro.

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