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Fondi sisma spesi fuori dal cratere,
Tar boccia il ricorso dei comitati

IL TRIBUNALE amministrativo regionale ha dato ragione alla Regione. Ceriscioli: «Abbiamo usato le risorse secondo quanto previsto». Lo studio legale Alterego, che ha assistito i ricorrenti: «Si tratta di un caso apriprista, dato che per la prima volta nel post sisma i comitati fanno ricorso non come singole persone fisiche, ma come organizzazioni»
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Macerie ad Arquata

di Federica Nardi

Fondi europei per il sisma spesi fuori cratere, respinto il ricorso presentato da alcuni comitati al Tar Marche.

La mappa diffusa dal coordinamento dei comitati Terremoto centro Italia sulla base dell’ultimo report regionale del 2017

La vicenda inizia quando alcuni comitati e associazioni impegnate nei problemi del post terremoto, assistiti dallo studio legale Alterego, avevano impugnato una delibera della Regione con cui si assegnavano risorse dell’Asse 8 (dove sono confluiti i circa 250 milioni di euro che l’Ue ha dato alle Marche dopo il terremoto) per alcune iniziative di promozione turistica. Si tratta in particolare della delibera 20 del 2018, dove venivano finanziate tutta una serie di attività sia con fondi per il sisma che con fondi ordinari (e anche per iniziative fuori cratere). La Regione inizialmente, come spiega anche il Tar nella sentenza, ha tentato di delegittimare i comitati e di rendere così il ricorso inammissibile. E inoltre si è creato un altro problema. Per il tribunale amministrativo i comitati non avrebbero dovuto impugnare la delibera numero 20, ma quella precedente (la numero 829 del 18 giugno 2018), «rispetto alla quale la 20/2019 rappresenta un atto meramente attuativo e dunque non impugnabile autonomamente». Un’eccezione che il tribunale stesso definisce «insuperabile». In ogni il caso il Tar prescinde da queste eccezioni ed entra nel merito, spiegando che il ricorso va respinto per una serie di ragioni. Innanzitutto «nel merito, ovviamente, le scelte compiute dalla Regione appartengono alla sfera della discrezionalità politico-amministrativa “pura”, che non è sindacabile in sede giurisdizionale». Poi dire che gli interventi non hanno portato benefici ai Comuni del cratere è una «censura non calibrata, perché è del tutto ovvio che la promozione delle località turistiche marchigiane avviene attraverso la partecipazione a fiere internazionali di settore o ad altri eventi analoghi, oppure mediante campagne pubblicitarie e iniziative similari, nonché di tutte le altre iniziative indicate nel provvedimento impugnato. Si tratta dunque – prosegue il Tar -, di iniziative per lo più “immateriali”, che non richiedono l’erogazione di fondi in favore degli enti locali interessati dal sisma. Né si potrebbe immaginare che ogni singolo Comune proceda in proprio a promuovere in Europa o nel mondo le rispettive peculiarità turistiche, perché questo modus operandi, oltre a richiedere maggiori risorse finanziarie, non sarebbe destinato ad essere coronato da successo, stante il fatto che la promozione turistica, per essere efficace, deve essere svolta da personale in possesso di adeguata e specifica preparazione professionale». Idem per il ritorno economico nelle zone del cratere. Per il Tar «si tratta allo stato di probatio diabolica, perché è del tutto evidente che il ritorno sarà misurabile solo nei prossimi anni» e che rispetto alla promozione turistica «i risultati attesi non sono mai dimostrabili ex ante». Le spese legali comunque vengono compensate ai ricorrenti «anche in ragione del fatto che hanno agito esclusivamente per finalità sociali meritevoli di considerazione».

Luca Ceriscioli

 Il governatore Luca Ceriscioli commenta così la sentenza: «Dopo mesi di polemiche sui fondi europei nelle aree terremotate dove la Regione ha sempre affermato di aver usato le risorse come previsto e come programmato arriva una sentenza del Tar che conferma questa visione». Ha aggiunto che le sue parole non voglio avere «alcuna nota di trionfalismo, ma piuttosto dell’umiltà di chi continua a lavorare all’emergenza più importante nella nostra Regione, ma lo vorrebbe fare in un clima costruttivo, positivo e sereno». Il governatore aggiunge che con la sentenza spera venga ritrovata la strada del dialogo e che si potrà continuare a lavorare  perché queste risorse possano essere motore di sviluppo per il territorio, mettendo fine alle polemiche e cercando sempre più di trovare strade, metodi, strumenti e semplificazioni per rispondere ai bisogni di tutti i cittadini». Lo studio legale Alterego, che assiste i comitati, ora vedrà il da farsi. «Secondo noi il decreto regionale numero 20 ha un contenuto decisionale proprio – spiegano -. Non è un atto programmatorio ma elenca interventi di cui molti sono stati già finanziati e realizzati. E non è nemmeno trasparente perché non si capisce con quali finanziamenti (se per il sisma o ordinari) vengono finanziati i singoli interventi. Noi non abbiamo mai chiesto dei calcoli ex ante per gli investimenti ma perlomeno di allegare uno studio che valutasse la possibile ricaduta nel cratere». Un eventuale ricorso al Consiglio di Stato «è una decisione che richiederà tempo – concludono i legali -. Dobbiamo prima parlarne con i comitati per capire la cosa migliore da fare. La delibera precedente, indicata dal Tar, non è nemmeno più impugnabile perché sono scaduti i termini». Sul tentativo della Regione di delegittimare i comitati e le associazioni che hanno fatto ricorso Alterego spiega che «Il Tar, entrando nel merito, ha sconfessato questo tentativo. Si tratta quindi di un caso apriprista, dato che per la prima volta nel post sisma i comitati fanno ricorso non come singole persone fisiche che ne fanno parte, ma come organizzazioni».


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