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Green pass veri o falsi?
In città è caccia alle streghe

ASCOLI - Dopo il blitz del 4 gennaio, quando i Carabinieri hanno scoperchiato la vicenda delle certificazioni verdi taroccate arrestando due persone, è partito il tam-tam sui social che alla fine è diventato una "bomba". La diffida di un'azienda ascolana, che gestisce tre attività di ristorazione, finita nella gogna mediatica
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di Andrea Ferretti

 

Caccia alle streghe. Dagli all’untore. Chi più ne ha, ne metta. E’ la becera moda in voga in questo periodo, probabile danno collaterale di due anni in cui il popolo viene sistematicamente bombardato da dati sulla pandemia che arrivano dal Governo centrale, da quello regionale e certe volte pure da quello locale. Numeri non sempre uguali e spesso lasciati alla libera interpretazione. Non è strategia della tensione, ma ci andiamo vicini.

Un contesto nel quale nel ultimi ventiquattro mesi anche i bambini hanno preso confidenza prima con l’acronimo Dpcm, poi con parole come vaccino, tampone, green pass, super green pass.

Se prima il problema erano solo mascherine e assembramenti, con il boom dei vaccini è spuntato il triste fenomeno di spacciatori e utilizzatori di certificati verdi taroccati.

Brutte storie, che ad Ascoli il 4 gennaio hanno comunque portato in carcere due persone tra cui un medico. Restando nelle Marche, stessa sorte, il 10 gennaio, per cinque persone nelle province di Ancona e Macerata tra cui un infermiere.

Dal giorno in cui Procura e Carabinieri hanno reso noti gli esiti dell’Operazione Green Pack, all’ombra delle cento torri è scattata la caccia alle streghe. Che poi tanto streghe non sono visto che le 73 persone iscritte nel registro degli indagati hanno un nome e un cognome, e che le indagini ancora aperte, condotte da soggetti deputati a farlo e non dal popolo, nè tantomeno dalla popolazione social.

Persone che avevano un green pass che sembrerebbe essere stato ottenuto senza la vaccinazione. Quest’ultima è lo strumento per entrare in possesso del fatidico QrCode e, a detta di scienziati e virologi di tutto il mondo, anche per salvaguardarsi dalle conseguenze che il virus può causare sui non vaccinati come testimoniano le percentuali dei ricoverati nelle Terapie Intensive.

Ad Ascoli dal 4 gennaio, giorno del blitz, è partito un tam-tam che sui social, col passare dei giorni, è diventato una vera e propria bomba.

La conseguenza è un’azienda ascolana che in città gestisce tre attività (pasticceria, bar, ristorazione), arrivata al punto di dover smentire, sempre attraverso i canali social, «tutte le voci false e calunniose diffuse in città riguardo un presunto coinvolgimento dei titolari con la nota vicenda che avrebbe visto il rilascio di green pass falsi». Il riferimento è alla storia venuta a galla il 4 gennaio.

«Siamo costretti – scrivono – a diffidare tali soggetti propalatori di menzogne dal perseverare in tale atteggiamento denigratorio chiaramente finalizzato a ledere la nostra attività imprenditoriale, già profondamente pregiudicata dalla nota situazione pandemica, dovendo altrimenti assumere a nostra tutela tutte le iniziative che l’incresciosa vicenda richiede».

A questo punto forse vale la pena ricordare che ai controlli sono deputate le Forze dell’ordine e non certo i post sui social e/o sceriffi improvvisati. Per chi vuole segnalare situazioni che ritiene anomale, sono a disposizione i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di Finanza e la Polizia Municipale. Per contattarli non c’è bisogno di trasformarsi in leone da tastiera.



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