di Maria Nerina Galiè
La rinascita di un territorio è più efficace se basata su risorse già presenti. Che non devono per forza essere monumenti o paesaggi, ma anche prati per allevare bestiame, animali che vi vivono spontaneamente e, soprattutto, persone capaci e volenterose di trasformare tutto questo in attività commerciale e richiamo turistico. Con questo spirito il Comune di Montemonaco capofila, quello di Amandola e l’ente Parco Nazionale dei Sibillini hanno dato vita a “Carni della Montagna”, teso alla valorizzazione delle “produzioni zootecniche e faunistiche dei Sibillini”, finanziato dalla Fondazione Carisap per 303.800 euro nell’ambito di “#Masterplanterremoto”.
Corbelli, Viviani e Fabrizi
L’iniziativa è stata presentata dal vice presidente della fondazione Raniero Viviani, dal sindaco di Montemonaco Onorato Corbelli e da Tommaso Fabrizi, presidente della cooperativa di neoformazione Cdm (Carni della montagna, appunto) che sarà l’anima del progetto. E’ stato Corbelli a spiegare in cosa consiste: «Realizzeremo un laboratorio per la lavorazione e la trasformazione delle carni di maiale, allevato allo stato brado per le migliori qualità organolettiche, e di cinghiale, catturato dai selettori autorizzati. Il luogo preposto sarà un immobile circondato da 5.000 metri quadrati di terreno vicino Foce che acquisterà il Comune di Montemonaco e sarà adibito a laboratorio e punto vendita. Ovviamente tutto sotto la supervisione dell’Azienda Sanitaria che ha accolto con entusiasmo l’idea ed ha già dato precise indicazioni sulle norme vigenti da seguire severamente. Nel parco intorno all’edificio poi, e questa è un importante novità per la zona, saranno posizionati bracieri per il barbecue a disposizione di chi vorrà godersi il bosco e l’ambiente per una giornata in relax o un pic-nic in compagnia».
La struttura, che sarà operativa entro fine anno, sarà gestita dalla cooperativa Cdm, composta da 17 persone del posto, tra cui agricoltori, cacciatori e ristoratori. C’è grande ottimismo per una ricaduta positiva dal punto di vista occupazionale, perché offrirà opportunità a diverse figure professionali. «Inoltre -ha sottolineato Corbelli– aiuterà a risolvere l’annosa questione della proliferazione dei cinghiali. Adesso le gabbie predisposte per la cattura sono chiuse, poiché i selettori non sanno come smaltire gli animali. Quando sarà pronto il laboratorio, le carni vi saranno conferite per la lavorazione e vendute. Quello che ora è visto come un problema diventerà una risorsa».
Il costo totale dell’operazione ammonta a 390.800 euro, coperti per la parte residua dagli enti pubblici interessati (Montemonaco acquisterà l’immobile per 33.000 euro), da associazioni controllate dalla Cna di Ascoli e Fermo e dalla Copagri e da sostenitori privati.
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