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Cgil, Cisl e Uil: fronte unico sulla Sanità:
«La Regione Marche?
Un muro di gomma»

ASCOLI - In vista della manifestazione di Ancona di sabato, a puntare i riflettori sui problemi che affliggono il delicato settore sono Barbara Nicolai (Cgil), Maria Teresa Ferretti e Antonio Angelini (Cisl) e Giuseppe Pacetti (Uil). Il riequilibrio delle risorse economiche e dei servizi che privilegiano il nord delle Marche
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Antonio Angelini e Maria Teresa Ferretti (Cisl), Barbara Nicolai (Cgil) e Giuseppe Pacetti (Uil)

di Maria Nerina Galiè

In vista della manifestazione regionale volta a garantire il diritto alla salute dei cittadini, in programma per sabato 13 aprile ad Ancona, le confederazioni sindacali riunite di Ascoli rappresentate da Barbara Nicolai (Cgil), Maria Teresa Ferretti e Antonio Angelini (Cisl) e Giuseppe Pacetti (Uil), hanno puntato i riflettori sui principali problemi che affliggono la Sanità locale. Tra essi il riequilibrio delle risorse economiche, e quindi dei servizi, che vedono privilegiare il nord delle Marche. E  le attese, di ore per farsi visitare al pronto soccorso e di mesi, che superano anche l’anno, per un esame diagnostico. Alcuni numeri snocciolati in seguito hanno confortato quanto detto. Un’altra  evidenza rilevata è che i «sindacati confederali hanno interrotto le relazioni con la Regione Marche, perché abbiamo sempre trovato un muro di gomma» hanno detto all’unisono. Per precisare, in compenso, di «aver aperto un confronto costruttivo con il nuovo direttore Cesare Milani». Quel che non giova in tale contesto, hanno infine ravvisato i rappresentanti dei lavoratori, è «la divisione tra sindaci al solo scopo di accaparrarsi 4 voti in più. Sarebbe più utile piuttosto trovare una forma di intesa di fronte alla Regione Marche, un modo unitario di esprimersi per avere più forza di contrattazione».

L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli (Foto Vagnoni)

L’introduzione della Nicolai è stato il filo conduttore della disamina. «Il piano socio sanitario regionale, seppure è stato oggetto di confronto con sindacati  – ha sottolineato – non offre sufficienti risposte soprattutto su alcune questioni basilari. Parliamo appunto dei tempi di attesa, dell’integrazione tra pronto soccorso e l’intera rete dell’emergenza e se questa sia o meno in grado di garantire la capillarità territoriale necessaria. Riguardo ai servizi territoriali poi, abbiamo di fronte aree colpite dal sisma, caratterizzate già da tempo dallo spopolamento e dall’invecchiamento della popolazione. Qui si richiedono specifiche strategie di prevenzione e programmazione che devono riguardare le cure primarie, dalla medicina di base alle urgenze, i distretti sanitari, senza sottovalutare la sicurezza sul lavoro». «A maggior ragione – ha incalzato Pacetti su questo punto – alla luce del fatto che in quelle zone si sta per aprire il più grande cantiere d’Europa».

In questo scenario si inserisce, peri sindacalisti, il tema specifico del Piceno che è l’ospedale unico di vallata, che va però valutato alla luce dei servizi ad esso collegati e in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini più lontani tra i quali al momento si possono trovare delle resistenze.

L’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto (Foto Cicchini)

«Rispetto a carenze denunciate a livello regionale, nell’area vasta 5 sono moltiplicate» è stato sostenuto da Angelini che ha dato un’esempio di disparità di risorse: «Dei 7 milioni di euro di riduzione di spesa sul personale previsti dalla Regione (prima della riforma che ha stabilito il superamento del  vincolo di 3 milioni, ndr) 3 milioni e 800.000 erano in capo alla sola Area Vasta 5. I tagli servivano a ripianare il deficit dell’ospedale Torrette di Ancona e del Pesarese. Un elemento in forte contrasto con il fatto che il nostro territorio produce una mobilità attiva (i pazienti di altre regioni che vengono a curarsi nel piceno, ndr) pari al 50% di quella regionale. Elemento che dovrebbe essere un presupposto per ricalibrare il budget da stimare non in base al numero dei residenti ma al bacino di utenza, che è molto più elevato. Non tener conto di questo aspetto acuisce i disservizi, come l’allungarsi delle liste di attesa». I dati, relativi a prenotazioni fatte circa un mese fa, parlano chiaro. Per una colonscopia è stata data disponibilità a febbraio 2020, per un’eco dell’apparato urinario ottobre 2019, per un’eco mammaria gennaio 2020, un’elettromiografia dicembre 2019, per la risonanza magnetica cervicale agosto 2019, per una risonanza magnetica dorsale marzo 2020, per una mammografia aprile 2020. «Tempi che sortiscono un altro effetto deleterio, cioè quello di portare soldi al privato» hanno ribadito i sindacalisti.

Ancora numeri a supporto della penalizzazione dell’Area Vasta 5, quelli relativi al numero delle residenze protette per anziani e demenza elencati dalla Ferretti: «Nelle Marche si  contano 4.433 posti letto. Ma sono così distribuiti: 1.005 nell’Area Vasta 1 del Pesarese; 1.707 nell’AV2 di Ancona; 874 per l’Area Vasta 3 di Macerata. Poi ci siamo noi con il 10 % del totale, con 449 posti, superiori solo al Fermano, AV4, che ne ha 398».

 

 


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