Stato di agitazione, da ieri 16 giugno, del personale di Polizia Penitenziaria del carcere di Ascoli, proclamato dal sindacato Osapp. «La protesta, pacifica, consiste nell’astensione dalla mensa di servizio dopo l’ennesimo silenzio da parte delle istituzioni competenti, nonostante i numerosi allarmi lanciati sia al Prap che al Dap, nel tempo, da parte delle sigle sindacali più rappresentative», sottolinea Salvatore De Blasi, referente territoriale Osapp.
La denuncia vede al centro «l’ormai conclamata situazione di abbandono da parte delle istituzioni nei confronti dei baschi blu dell’istituto ascolano, il mutismo e l’indifferenza da parte degli organi preposti alla risoluzione dei problemi.
Su un totale di 140 agenti, tra ispettori, sovrintendenti e agenti, 60 sono fuori per aggressioni anche a lunga degenza, stato ansioso dovuto al forte stress e ai turni massacranti (fino a 12/16 ore di lavoro continuativo).
Basti pensare – evidenzia il sindacalista – che un agente ricopre, fino a 4 posti di servizio».
LE RICHIESTE – De Blasi, per conto del sindacato che rappresenta chiede «di chiudere con estrema urgenza la Sezione Atsm, in quanto come più volte ribadito, non presente i requisiti idonei per il trattamento di detenuti psichiatrici, con tutte le problematiche che ne conseguono per l’ordine e la sicurezza dello stesso istituto e soprattutto degli agenti».
Ed ancora, i sindacalisti vogliono «l’immediato trasferimento dei detenuti, che si rendono protagonisti di aggressioni al personale, così come disposto dalle circolari del Dap. Il personale di polizia penitenziaria, è pronto a mettere in atto, ogni forma di protesta che la legge consente».
«Quanto sta avvenendo ad Ascoli Piceno – rincara il segretario generale Osapp Leo Beneduci – rappresenta un drammatico esempio di abbandono istituzionale nei confronti della Polizia Penitenziaria. Da troppo tempo i Colleghi sono lasciati soli a gestire situazioni limite, aggravate dall’assenza di supporto, carenze strutturali e turni di lavoro disumani. È inaccettabile che uno Stato civile tolleri che uomini e donne in uniforme vengano esposti quotidianamente a così gravi rischi per la propria salute fisica e mentale senza alcuna forma di tutela concreta. L’Osapp chiede interventi immediati e risolutivi: la protesta in corso non è solo legittima, ma inevitabile di fronte a un silenzio che è diventato complice di un sistema al collasso».
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