di Adriano Cespi
E’ un vero e proprio braccio di ferro quello che si sta consumando nel centrodestra ascolano. Una prova di forza per la conquista della candidatura a sindaco: Lega da un parte, con Andrea Antonini; Forza Italia dall’altra con i propri assessori, esponenti politici con un seguito elettorale importante. Un braccio di ferro, però, che, secondo fonti autorevoli interne al partito di Berlusconi, non dovrebbe portare alla rottura della coalizione, ma ad una saldatura basata su ragionamento e sintesi.
LA LEGGE DEI NUMERI – Come riportato da Cronache Picene venerdì scorso, il commissario regionale di Forza Italia, Marcello Fiori, e il senatore azzurro, Andrea Cangini, hanno incontrato al bar Ideal, in Piazza Arringo, assessori e capilista azzurri per fare il punto della situazione e disegnare una tattica comune per i prossimi dieci giorni (tempo massimo per arrivare alla candidatura unica).
Presenti a questa sorta di “confessionale politico” quasi tutti i big locali del partito: dall’assessore Luigi Lattanzi all’altro assessore Giovanni Silvestri, dal capogruppo Alessandro Bono al vice sindaco Donatella Ferretti, fino all’assessore Massimiliano Brugni ed all’ex assessore Valentino Tega. Colloqui fitti dai quali, però, poco è trapelato in termini di nomi da portare al tavolo delle trattative con la Lega. Molto, invece, a livello di strategia. Basata tutta su numeri e semplici somme algebriche. Quali? Quelle relative all’operazione di addizione dei consensi percentuali fatti registrare, ad esempio, alle ultime elezioni amministrative del maggio 2014, dalle liste civiche di Lattanzi e Silvestri: qualcosa come il 14% dei voti (quasi il 7% a testa) che determinarono la rielezione a sindaco di Guido Castelli, già al primo turno e col 59% dei voti complessivi. Non solo, rivendicano i forzisti, alla forza delle liste civiche, pronte a presentarsi di nuovo sullo scenario politico ascolano alle comunali di maggio, andrebbe poi aggiunta quella del simbolo (11,8% alle politiche del marzo 2018), e quella dell’altro esponente di spicco di Forza Italia, l’attuale vice presidente del Consiglio regionale, Piero Celani, che ha già annunciato di volersi presentare con una sua lista personale e che, secondo indiscrezione, si posizionerebbe intorno al 4-5% (la sua candidatura, secondo indiscrezioni, verrebbe guardata con un certo interesse, come testa d’ariete per spaccare il centrodestra, anche da una parte del centrosinistra ascolano). Se la matematica non è un’opinione siamo intorno al 30%. Molto di più di quel 15,9% fatto registrare dalla Lega alle politiche 2018 e sul quale il partito di Salvini rivendica per sé, in quanto primo partito del centrodestra, la candidatura a sindaco.
BRACCIO DI FERRO COSTRUTTIVO – Nessuna volontà di spaccare la coalizione assicurano i big di Forza Italia. Ma una semplice forzatura per arrivare a scegliere l’uomo vincente. Il candidato unico con la più alta possibilità di vittoria: non dimentichiamo che alle politiche 2018 il M5S alla Camera s’impose ad Ascoli come primo partito col 35,9% (fu eletto Roberto Cataldi), contro il 35,5% di tutto il centrodestra (uscì sconfitto Marco Fioravanti di Fratelli d’Italia). Da qui la necessità di dare vita a questo braccio di ferro costruttivo, come definito da qualcuno, per non lasciare nulla al caso. E portare al tavolo delle trattative con la Lega un nome che possa rappresentare al meglio la sintesi forzista. Ed è qui che la situazione inizia a complicarsi.
I PAPABILI CANDIDATI AZZURRI
Di papabili candidati, e tutti con un seguito elettorale importante, Forza Italia ne ha diversi: Piero Celani, Luigi Lattanzi, Giovanni Silvestri i nomi più ricorrenti. Che però devono anche confrontarsi con la volontà di cambiamento che spira all’interno della Lega. Celani, ormai quasi 70enne, amministratore di lungo corso che dalla politica ha ottenuto tutto: due volte sindaco, vice presidente del Consiglio regionale, può essere lui l’uomo giusto da portare al tavolo delle trattative con la Lega per fronteggiare Antonini? Certo la politica è l’arte dell’impossibile, ma pare difficile un sì leghista a questa ipotesi. Giovanni Silvestri, 20 anni assessore, dieci con Celani sindaco, gli altri dieci con Castelli primo cittadino, un bacino di voti personali consistente, ma un profilo politico spiccatamente democristiano (Cdu): potrà riuscire ad affascinare i “verdi” ascolani a trazione destrorsa? Anche in questo caso paiono poche le possibilità di riuscita. Resta Lattanzi, anche lui assessore per una quindicina d’anni e con un seguito elettorale consistente, ed anche lui, come Silvestri, con un passato democristiano alle spalle. Ma è il profilo politico che, secondo fonti ben informate, potrebbe avvicinarlo di più alla Lega rispetto agli altri due: Lattanzi non si è mai esposto con una autocandidatura, come fatto, invece, da Celani e Silvestri, e il suo nome non è mai circolato ufficialmente. Insomma, in un’eventuale ottica di bocciature incrociate potrebbe emergere come figura collante per un centrodestra unito. Una cosa è certa: o Forza Italia ascolana, a breve, riuscirà a trovare un accordo interno su un nome da portare al tavolo con la Lega, oppure sarà Roma a decidere il candidato sindaco unitario della coalizione. Decisione, questa, che scontenterebbe tutti: forzisti e leghisti.
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