Bancarotta fraudolenta semplice, documentale e preferenziale, ma anche patrimoniale aggravata e continuata con la distrazione dei beni per evitare la pretesa da parte dei creditori dei compensi dovuti.
Queste sono le principali accuse dalle quali gli imprenditori, denunciati dalla Guardia di Finanza di Fermo, dovranno difendersi in sede di processo penale.
Gli inizi del 2021, sulla scia dei mesi finali del 2020, complice anche il ritmo ridotto con cui il Paese procede a causa dell’emergenza sanitaria, è stato caratterizzato da un andamento purtroppo crescente dei casi di dissesto societario, il più delle volte sfociati nel fallimento di attività industriali e commerciali, che hanno travolto numerose aziende del tessuto economico fermano, specie nel settore manifatturiero.
A partire da novembre i finanzieri di Fermo, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno condotto numerose indagini sulle procedure concorsuali e fallimentari di società di persone e di capitali, i cui approfondimenti informativi e investigativi sono culminati con le denunce di undici persone responsabili di illeciti in ambito societario e fallimentare e con la ricostruzione di una massa fallimentare di circa 8 milioni di euro di beni e denaro sottratti alle legittime pretese dei creditori.
In un caso è stata accertata la “scomparsa” di 45 veicoli (di cui uno venduto durante la stessa procedura fallimentare) dal parco auto di una società. In altri casi, invece, casse contanti svanite nel nulla, libri e scritture contabili occultati per ostacolare la ricostruzione del reale patrimonio societario, bonifici eseguiti e non giustificati dall’attività di impresa, ricariche di carte prepagate intestate a soggetti non aventi alcun rapporto con le società fallite.
E addirittura c’è anche un caso in cui, a carico dei dipendenti, sono state trattenute ritenute fiscali e previdenziali, effettivamente mai versate.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati