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Vaccini “dati a caso”, Picciotti:
«Chi ritiene di sapere
porti i nomi in Procura»

ASCOLI - La direttrice del Distretto Sanitario spiega cosa accade con le dosi che avanzano, precisando che, nel caso, si tratterebbe solo di Pfizer. «Questa non è la mia "versione", ma il protocollo al quale ci atteniamo»
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La dottoressa Giovanna Picciotti

di Maria Nerina Galiè

Riservisti e mancanza di un criterio nel somministrare vaccini anti Covid avanzati, nelle Marche come evidenzia il gruppo consiliare regionale, con il documento a firma di Anna Casini. Ma anche ad Ascoli nel palasport di Monticelli, come raccontano alcuni cittadini (leggi qui).

Non ci sta la dottoressa Giovanna Picciotti, direttore del Distretto Sanitario di Ascoli, che – sentita sull’argomento – precisa: «Non sto dando la mia “versione” di quanto accade. E’ il protocollo al quale ci atteniamo scrupolosamente».

E affonda: «Se qualcuno sa per certo che sono stati inoculati vaccini a chi non ne aveva diritto, invece di parlare inizia a scrivere. Nomi, cognomi e momento in cui è avvenuto. Poi porti tutto alla Procura della Repubblica.

Sono stanca di sentire “storie” e “vicende” che alludono all’illecito. Chi sa, denunci. Oppure la smetta. Invece di parole, servono i fatti.  Noi li stiamo facendo, vaccinando la popolazione senza soste e secondo il piano ministeriale».

Un protocollo dunque c’è. Dosi che avanzano, ci possono essere solo in determinati casi. La dottoressa spiega come funziona.

«Intanto l’Astra Zeneca (che ora si chiama Vaxzevria, ndr) non avanza. Non si diluisce per poi essere infialato. Viene aspirato direttamente dal flacone che contiene 11 dosi. Se nel flacone avanzano una o dieci dosi il problema non si pone: il falcone iniziato va rimesso in frigo, dove può rimanere fino a 48 ore.

Ecco quindi che la mattina gli addetti alla preparazione delle siringhe ne riempiono 30, anche 50 alla volta. La sera rallentano, fino ad aspirare una alla volta le dosi che servono per terminare la seduta di quel giorno».

Può avanzare Pfizer. Un flacone contiene 6 dosi che devono essere preparate tutte insieme.

E’ ancora la dottoressa Picciotti che parla: «Può accadere, ad esempio, che sono le 19,50 e dobbiamo iniziare un nuovo flacone di Pfizer per le ultime 2 persone. Sappiamo che avanzeranno 4 dosi che devono essere utilizzate nel giro di qualche ora. 

Può essere che ci segnalino una persona ricoverata in ospedale e nei tempi del richiamo. Allora la dose in più va nel reparto.

Poi ci sono i volontari della Protezione civile, che dobbiamo vaccinare e di cui abbiamo un elenco inviatoci dalla Regione Marche, in ordine di anzianità.

Se non basta, iniziamo a telefonare a chi è prenotato per il giorno dopo. Su 199 persone prenotate per il richiamo, lo troviamo chi può anticipare di un giorno, statene certi. E’ ovvio che il criterio di ricerca si basa su chi abita nei paraggi, in modo che non abbiam grossi problemi per raggiungere il centro vaccini». 

Un caso, accaduto a Monticelli, lo racconta la direttrice del Distretto.

«Qualche sera fa si è presentata una coppia sui 40 anni. Erano le 15,30 circa. Chiedendo gentilmente se, avendo sentito dei riservisti, potevano rimanere lì ad aspettare fino alla sera, nel caso avanzasse qualche dose.

Abbiamo detto loro che l’attesa sarebbe stata vana, salvo che non rientrassero in qualche categoria vaccinabile.

La donna ha detto di essere donatrice di sangue. Mi è sorto il dubbio. Le ho chiesto di lasciare il numero di telefono e nel frattempo mi sono informata sull’eventuale diritto al vaccino dei donatori. Non è così. Quindi non se n’è fatto nulla».

 

 

 

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