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Covid, impennata di terapie monoclonali
nel Piceno: 10 solo nel weekend

CORONAVIRUS - Con l'aumento dei contagi, sale anche la richiesta di cure, soprattutto tra gli over 65, sia vaccinati che no. Isidoro Mazzoni (direttore Servizio farmaceutico Area Vasta 5): «Ma in questo modo riusciamo a tenere sotto controllo il ricorso all'ospedalizzazione». In crescita anche le somministrazioni di terze dosi "booster": 2.000 in una settimana. Dall'1 dicembre al via le prenotazioni per la fascia 40-59 anni
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L’equipe del laboratorio di farmacia del “Mazzoni” di Ascoli

 

di Maria Nerina Galiè

 

Di pari passo con l’aumento dei contagi da Coronavirus, sale la richiesta di cure da parte di pazienti che manifestano i sintomi della malattia. La risposta, nel Piceno, sta arrivando anche dagli con anticorpi monoclonali.

Il dottor Isidoro Mazzoni

«Nel weekend sono stati 10 i pazienti sottoposti alla terapia, quasi tutti di età superiore a 65 anni. Una trentina la scorsa settimana». A dirlo è il dottor Isidoro Mazzoni direttore del Servizio farmaceutico dell’Area Vasta 5 che spiega: «E’ normale che, con tanti positivi, ci sia tra loro chi manifesta sintomi. Questa terapia si sta rivelando efficace per prevenire gli effetti più gravi e quindi ci permette di tenere sotto controllo le richieste di ospedalizzazione».

Non tutti i pazienti possono, però, candidarsi per la terapia monoclonale.

«C’è una finestra ben precisa, tra la comparsa dei sintomi e gli effetti, in cui gli anticorpi monoclonali possono essere infusi – è sempre il dottor Mazzoni che parla – e la cura vale sia per i vaccinati che per i non vaccinati.

I pazienti idonei sono segnalati dai medici delle Usca, che li seguono a domicilio. 

La procedura viene fatta in ambiente ospedaliero, al “Mazzoni” di Ascoli se ne occupa il dottor Vittorio D’Emilio, primario della Pneumologia, al “Madonna del Soccorso” di San Benedetto la dottoressa Giuseppina Petrelli, primario del Pronto Soccorso.

La somministrazione è per via endovenosa occorre circa un’ora e altrettanto tempo è necessario per l’osservazione di eventuali reazioni. Poi il paziente torna subito a casa».

Mentre all’inizio il farmaco per la terapia monoclonale arrivava, a richiesta, dal “Torrette” di Ancona, ora l’hub di stoccaggio per Ascoli e Fermo è la farmacia ospedaliera di San Benedetto, mentre il laboratorio di Ascoli prepara le dosi per il “Mazzoni” e per il “Madonna del Soccorso”.

«Alla richiesta di somministrazione, le componenti partono da San Benedetto alla volta di Ascoli, dove i dottori farmacisti Anita Vagnoni e Marco Spinosi preparano l’infusione», sottolinea il direttore della Farmacia dell’Area Vasta 5.

La cappa sterile sotto la quale si prepara il farmaco per la cura monoclonale

«Una volta arrivata ad Ascoli – aveva detto la dottoressa Vagnoni, in una precedente intervista a Cronache Picene, ma la tecnica è la stessa e confermata dal dottor Mazzonila soluzione va lasciata 20 minuti a temperatura ambiente. Poi dobbiamo prepararla per l’infusione con “tecnica asettica sotto cappa”, in area controllata ed in ambiente sterile, “cullandola 10 volte”, cioè miscelandola delicatamente. Tra tutto occorre poco più di una mezz’ora. Il farmaco ricostituito, può stare 6 ore, non di più. Quindi lo prepariamo anche in funzione dell’appuntamento preso dal medico con il paziente». 

La crescita dei contagi sta avendo effetti anche sui vaccini. Partiti a rilento, nel Piceno come dappertutto, la scorsa settimana hanno fatto registrare 2.000 somministrazioni di dosi “booster”, cioè quelle di potenziamento alla popolazione over 60 (dall’1 dicembre al via le prenotazioni per la fascia 40-59 anni). Diverse da quelle definite “addizionali”, riservate ai pazienti fragili.

 

 



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