di Francesca Pasquali
«Con la pubblicazione di un nuovo bando per il primario del Pronto soccorso di Torrette, Armando Gozzini non rispetta la legge che, invece, avrebbe il dovere di osservare rigorosamente e, soprattutto, espone il più importante ospedale delle Marche all’inaffidabilità della propria governance, umiliando le migliaia di persone che lì lavorano».
Così il consigliere regionale del Pd, Romano Carancini, che attacca il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria delle Marche e tutta la giunta regionale. Non solo, perché secondo l’ex sindaco di Macerata la Lega vorrebbe addirittura far fuori l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, per far posto a Mauro Lucentini, il grande deluso delle ultime politiche.
Partendo dal bando, per Carancini Gozzini «procede a fari spenti, ben mimetizzato» e, «su una funzione fondamentale come quella del nuovo primario del Pronto soccorso, paralizza inspiegabilmente una procedura dovuta».
Il 23 agosto scorso, l’Asur ha pubblicato l’avviso pubblico per il nuovo primario del Pronto soccorso di Torrette. Al 22 settembre, giorno di scadenza del bando, erano pervenute cinque candidature. Poi, il concorso è stato revocato. Tutto da rifare. Passano i mesi. A marzo, il caso esplode in Consiglio regionale. Nel frattempo, la Regione ha varato il riassetto del sistema sanitario: Asur cancellata, Aziende sanitarie territoriali al posto delle Aree vaste. A febbraio, alla guida di Torrette, arriva Armando Gozzini.
Concorso stoppato e bando rifatto. Il 16 marzo è stato pubblicato il nuovo avviso pubblico che Carancini definisce «identico al precedente, salvo piccole modifiche strumentali e non casuali: foglie di fico inutili affinché si possa eventualmente fare fronte a ricorsi. La vera differenza tra il nuovo bando e il precedente – prosegue – è un’altra: prima, il direttore generale poteva scegliere, dalla terna finale, anche chi, per punteggio, fosse arrivato secondo. Ora non più».
Ci sarebbe questa novità, secondo l’ex primo cittadino, dietro la modifica della ripartizione dei punteggi prevista nel nuovo bando. Che, come il precedente, attribuisce un massimo di 70 punti al colloquio, ma ne assegna meno all’esperienza professionale (10, nel vecchio erano 20). Gli altri 20 punti vengono ripartiti tra prestazioni quali-quantitative (10) e attività di formazione, studio, ricerca e pubblicazioni (10). Piccoli cambiamenti che, secondo Carancini, potrebbero favorire qualcuno con un piede già in Pronto soccorso.
Perché, dunque, la decisione di ricominciare da capo, allungando ancor più i tempi? Interrogato dal Pd in Consiglio regionale, lo scorso 7 marzo, l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini, ha risposto che il motivo è «un intervento normativo sui concorsi della sanità», entrato in vigore il 27 agosto, appena quattro giorni dopo la pubblicazione del bando per il primario del Pronto soccorso.
Secondo la nuova norma, aveva spiegato l’assessore, «le commissioni di concorso e di esame devono garantire la parità di genere dei suoi componenti». E, siccome il precedente bando non la garantiva, andava rifatto. «Falso», secondo Carancini, che, insieme al gruppo consiliare del Pd, ha depositato una nuova interrogazione. E per il quale «la legge 118 del 27 agosto 2022, afferma senza alcun dubbio che i concorsi già in corso a quella data vanno avanti secondo le regole precedenti».
Nell’atto di revoca del concorso per il primario di Torrette si legge, invece, che «considerate le sostanziali modifiche normative intervenute con l’articolo 20 della legge 118 del 2022, in materia di conferimento degli incarichi di struttura complessa, non è possibile disporre la riapertura dei termini dell’avviso, ma è necessario revocare in autotutela la determina 577/DG/2022, con la quale è stato indetto l’avviso originale e indire una nuova procedura».
Insomma, per Gozzini, il bando era da rifare. Ma Carancini non ci sta. Il consigliere dem parla di «brutta storia dai tanti risvolti». E li cita: «l’arroganza e il senso dell’impunità di cui si vanta il governo regionale rispetto alle norme stabilite», «il dubbio che quello sia un concorso “ad personam”, cioè un posto destinato a qualcuno o per non far arrivare qualcuno», fino alle «riunioni romane della Lega marchigiana per scalzare Saltamartini dal suo ruolo di assessore e sostituirlo con l’ex parlamentare Mauro Lucentini, anche alla luce dei disastrosi risultati che stanno evidenziando lo sfascio della sanità regionale».
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