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La protesta dei camionisti:
«Non vogliamo ristori, ma ristoranti»

ASCOLI - Il segretario nazionale della Pmia, Galanti: «Molti giovani stanno abbandonando il lavoro a causa delle condizioni disumane di lavoro. Ecco le nostre proposte al governo»
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di Renato Pierantozzi

«Ristori? Intanto per chi lavora su strada…..ristoranti, poi si vedrà». E’ il nuovo appello (leggi l’articolo) che arriva dal segretario nazionale della Pmia, Roberto Galanti, che associa tante imprese tricolori dell’autotrasporto.

La chiusura forzata dei bar e ristoranti, ad eccezione degli autogrill della rete autostradale, imposta dalle norme anti covid sta creando anche dei pesanti “effetti collaterali” forse non previsti.
«Bonus Pattini, bonus banchi da “corsa” -accusa Galanti- bonus per agenzie di escort, bonus per sexy shop, bonus, bonus, bonus, e ristori, ristori, ristori (a sentire e vedere i servizi sembra che poco c’è), ma una programmazione di aiuti che potrebbero non costare nulla o quasi allo Stato per gli autotrasportatori nemmeno l’ombra. Paese normale? Non mi pare!
Non intendiamo entrare nella, a nostro avviso, “il..logica” situazione dei cosiddetti “ristori” (la nostra totale solidarietà nei confronti di tutte le attività giustamente agitate), ci vogliamo rendere conto che è necessario agevolare la circolazione delle merci?».

La protesta è finita anche sui tg nazionali delle reti Mediaset dove è stato intervistato lo stesso segretario Galanti sottolinea nuovamente i disagi della categoria, soprattutto tra i corrieri, alle prese con tantissimi pacchi da consegnare prima delle feste.

«I recenti Dpcm -afferma- che hanno ridotto drasticamente le aperture di moltissime attività commerciali, in primo luogo quelle di bar e ristoranti, si è condannata, contestualmente, un’intera categoria di lavoratori, quella degli autotrasportatori, a lavorare in condizioni pressoché limite della legalità e a dir poco disumane.
Molte operazioni di carico e scarico, ad esempio, non terminano prima del tardo pomeriggio ed in teoria a quell’ora l’autista dovrebbe sostare, non solo per consumare un pasto caldo, ma anche per poter provvedere alla propria igiene personale e al riposo.

Purtroppo, soprattutto per chi percorre tangenziali e strade ad alto scorrimento secondarie, gli esercizi sono tutti chiusi ed è impossibile utilizzare semplicemente un servizio igienico e ciò non può rappresentare la normalità. Per nulla togliere ad altri lavoratori dei vari settori, dove sicuramente ci sono delle grandi difficoltà, non possiamo paragonare la giornata lavorativa di un autista a quella di un comune operaio in produzione. Sono situazioni differenti. Questo comporta il fatto che molti giovani abbandonano l’attività o neppure iniziano, proprio per le condizioni disumane a cui sono costretti a lavorare».
Galanti lancia anche una proposta operativa.

«In Francia -aggiunge- si è risolto in parte il problema mettendo in rete, fuori dalle autostrade, un numero importante (si parla di oltre 1000) di ristoranti dove gli autisti possono rifocillarsi.
Per questo proponiamo di ricercare punti di ristoro dove ci sia anche la possibilità di parcheggiare i camion. Si potrebbe creare un’apposita app, dove l’autista che si trova in zona, può prenotare un pasto caldo e la possibilità di utilizzare i servizi. Inoltre si potrebbe ipotizzare l’applicazione di uno sconto sul prezzo del pasto, da determinare, che verrà integrato, a favore del punto di ristoro, mediante un credito di imposta
In tal modo, da una parte si aiuta la categoria a vivere l’attività in modo dignitoso e dall’altro gli operatori della ristorazione, in deroga agli orari e per i soli autisti, possono lavorare aiutandosi a sopravvivere.
Ogni autista ha un certificato di qualificazione del conducente che dovrà essere esibito al momento.

Per i furbetti scatterebbe una sanzione scoraggiante. che in caso di reiterata infrazione comporterebbe anche il ritiro delle autorizzazioni.
Come si può notare -conclude- non stiamo chiedendo in questa fase, pur permanendo la serie di richieste storiche, “ristori”, ma “ristoranti” con la possibilità di vivere in modo civile e con dignità… quella dignità che ci viene abbondantemente calpestata da sempre».

rp


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