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Protesta Whirlpool, il sindaco Cesaroni:
«Battetevi per mantenere
la produzione dell’Aqualtis a Comunanza»

COMUNANZA - Confronto con i sindacalisti nello stabilimento di Villa Pera. Il primo cittadino: «Sono solidale con Napoli e i lavoratori di tutto il mondo, ma io sono il sindaco di Comunanza». Continua la mobilitazione in vista della manifestazione del 4 ottobre a Roma contro la decisione della multinazionale di cedere Napoli. Braccia incrociate per 4 ore il 30 settembre
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L’incontro tra il sindaco Cesaroni e i rappresentanti sindacali

di Maria Nerina Galiè

Ieri, 1 ottobre, giornata piena nello stabilimento Whirlpool di Comunanza. In mattinata l’assemblea sindacale che ha visto una buona partecipazione delle maestranze. Le Rsu erano al completo. Con loro Claudia Laura Ferri, coordinatore nazionale Whirlpool della Fiom e i segretari provinciali di Ascoli Alessandro Pompei (Fiom), Alessandro D’Isabella (Uilm) e Romina Rossi (Fim). La delegazione sindacale poi ha chiesto, ed ottenuto, un confronto con il sindaco di Comunanza Alvaro Cesaroni, arrivato nel primo pomeriggio nel sito produttivo di Villa Pera insieme all’assessore Andrea Passeretti. Il primo cittadino invita alla cautela sul coinvolgimento di Comunanza nella vertenza Napoli. E suggerisce piuttosto di attivare iniziative atte al rilancio dello stabilimento locale, partendo dal mantenimento della piattaforma alto di gamma, destinata a Napoli, prima che l’azienda decidesse di cedere il sito alla  società svizzera Passive Refrigeration Solutions (Psr).

Ma andiamo con ordine, partendo dalla protesta nazionale che culminerà il 4 ottobre a Roma. Il 25 settembre, 8 di sciopero in tutti i siti italiani, e di 4 ore il 30 settembre. I lavoratori di Comunanza hanno aderito ad entrambe le manifestazioni, coordinate dai rappresentanti sindacali di Fiom, Fim, Uilm e Ugl,  e c’è già un pullman prenotato per la Capitale, venerdì prossimo. Non ci sarà la Ugl locale, perché la sigla non è stata invitata al Coordinamento nazionale, a Roma il 19 settembre, nel quale sono state stabilite le strategie e ribadite le posizioni dei rappresentanti dei lavoratori.

LA POSIZIONE DEI SINDACATI – Con la Ferri ieri mattina sono state ripercorse le tappe dal 25 ottobre 2018, data della firma del Piano Industriale 2019-2021, fino a maggio 2019 quando la multinazionale ha annunciato di voler cedere lo stabilimento campano, ribadendolo il 17 settembre al Ministero dello sviluppo economico, alla. Mossa che ha spinto le sigle riunite a issare le bandiere, in segno di solidarietà verso i 410 colleghi di Napoli ma soprattutto a difesa di un accordo sancito, il 25 ottobre appunto, e non rispettato. «Quanto accaduto a Napoli – ha sottolineato Pompei – è un chiaro segno che l’azienda si sente autorizzata a scavalcare le procedure che regolano le relazioni industriali. E con esse tutte le figure istituzionali e sindacali che ne sono parte attiva. Non solo. Alla precisa richiesta di numeri e dati e di conoscere l’andamento del piano degli investimenti, nei mesi scorsi tramite lettere e di persona il 17 settembre,  i vertici aziendali non hanno dato risposte, chiudendo anche i basilari canali di comunicazione. La protesta per noi è d’obbligo. Vogliamo l’attuazione del piano, così come firmato e per intero». Pompei inoltre ha sottolineato l’importanza «di continuare a remare tutti nella stessa direzione, a difesa di un accordo quadro sottoscritto da tutte le parti sociali e che ora rischia di essere carta straccia».

IL SINDACO – Cesaroni, promotore di diverse iniziative nell’estate 2018 per scongiurare la crisi della fabbrica che traina l’economia dell’entroterra piceno e fermano, invita a non abbassare la guardia, avendo però un atteggiamento positivo, scevro da timori per lui immotivati. «Il punto per cui i sindacati dovrebbero battersi adesso – ha sostenuto – è il mantenimento a Comunanza della piattaforma alto di gamma. Ci sono presupposti e valide motivazioni affinché questa produzione resti dov’è. Perché l’azienda dovrebbe spendere milioni di euro per trasferirla, quando qui c’è tutto per continuare a produrla?». Il sindaco inoltre ha evidenziato che al momento, rispetto ad un anno e mezzo fa quando il pericolo di smantellamento era concreto, a Comunanza si lavora di più. «E’ vero – ha detto anche –  che il motivo principale è la diminuzione di personale a seguito dell’esodo incentivato. Si, l’avevo contestato e non ho cambiato idea. I sindacalisti, invece di firmare quell’accordo scelerato, avrebbero dovuto chiedere che gli oltre 6 milioni di euro spesi dalla Whirlpool per far rimanere a casa 85 lavoratori, fossero spesi in formazione del personale e ammodernamento dei macchinari, allo scopo di essere più competitivi sul mercato». «Sono solidale con Napoli – ha concluso Cesaroni – e con i lavoratori di tutto il mondo. Ma io sono il sindaco di Comunanza. Non dobbiamo avere paura di chiedere, laddove possibile, per il miglioramento della nostra condizione».

LA POSIZIONE DELLA UGL – La Ugl che ha nell’ex Rsu locale Francesco Armandi  il principale esponente nazionale delegato alla Whirlpool, pur appoggiando e partecipando alle iniziative territoriali, al momento prende le distanze dalla protesta nazionale: «Tutta la solidarietà possibile nei confronti dei 410 colleghi di Napoli. Ma non è questo il momento di scendere in piazza – ha spiegato Armandi – c’è da attendere per sapere che fine faranno le produzioni prima destinate ad andare a Napoli». «Rimarranno in Italia? – si chiede il sindacalista Ugl – oppure saranno delocalizzate all’estero? Se è così, l’azienda dimostrerà di non avere più intenzione di continuare ad investire in Italia, come invece aveva “promesso”». Questo non vuol dire per Armandi che nel frattempo a Comunanza si possa dormire sonni tranquilli. «Occhi aperti – ha concluso – perché non abbiamo di fronte un interlocutore affidabile. Come abbiamo visto si permette di cambiare idea dall’oggi al domani».

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