Coronavirus, la Whirlpool non riapre
lo stabilimento di Comunanza
Accolta la richiesta delle Rsu

LAVORO - In una nota congiunta di Fim, Fiom, Uilm e Ugl inviata al prefetto di Ascoli e al presidente della Regione Marche, i sindacalisti hanno espresso preoccupazione per lo spostamento di centinaia di persone conseguente al riavvio della produzione. Rimarranno chiusi per ora tutti i siti produttivi italiani. L'argomento sarà al centro di tavoli territoriali in videoconferenza tra azienda e rappresentanti dei lavoratori 
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Maestranze e sindacalisti durante una manifestazione davanti allo stabilimento Whirlpool di Comunanza

Di fronte alla ventilata possibilità di riavviare la produzione già da domani, 15 aprile, in ragione dell’ultimo decreto Conte, la Whirlpool accoglie la richiesta dei sindacati e sceglie di rinviare la riapertura. L’argomento sarà al centro di una serie di tavoli territoriali che si svolgeranno in videoconferenza tra azienda, Rsu e Rls.

Sarà così anche per lo stabilimento di Comunanza, i cui rappresentanti sindacali riuniti sotto le sigle Fim, Fiom, Uilm e Ugl, hanno inviato una nota congiunta al prefetto di Ascoli, Rita Stentella, e il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli. L’intento delle Rsu picene era quello di esternare la preoccupazione, rispetto alla decisione di riaprire il sito produttivo. «Questa decisione – hanno detto – comporterà lo spostamento di centinaia di persone e di fatto aprirà la strada alle richieste che arriveranno da tutto l’indotto. Il rischio è di vanificare il contenimento del contagio operato in questi giorni di lockdown. Riteniamo – hanno scritto – che, in applicazione di quanto disposto dalla normativa in oggetto, l’azienda stia operando una chiara forzatura della stessa. Ravvisiamo, infatti, che non ci siano i presupposti di legge, per la Whirlpool, per poter riaprire il sito produttivo».
A Ceriscioli hanno chiesto «di intervenire, anche con disposizioni regionali, per evitare la riapertura».


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