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Crescono le imprese “straniere”:
nel Piceno svettano i cinesi

ASCOLI - La Cna ha analizzato i dati della Camera di Commercio. Al secondo posto ci sono gli albanesi. In un anno il saldo positivo tra aperture e cessazioni è stato di 40 unità
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Sono sempre di più le imprese gestite da cittadini stranieri. Sono attive in particolare nel settore della ristorazione e dei servizi innovativi e tecnologici. Sta in questo mix il primo vero segnale di sia pur piccola ripresa del Piceno che, stano all’analisi della Cna di Ascoli che ha elaborato i dati della Camera di Commercio, al primo giugno 2018, rispetto allo stesso periodo del 2017,  hanno fatto registrare un saldo positivo di 40 unità, comparando le cessazioni di attività e l’apertura di nuove aziende.

CINA, ALBANIA E GERMANIA SUL PODIO DEL “MADE IN PICENO”

Analizzando il numero di persone con cariche nelle imprese attive del Piceno, l’elaborazione della Cna di Ascoli vede al primo posto la comunità cinese. Per loro 230 dirigenti d’azienda, con un incremento del 48 per cento rispetto al 2009. Al secondo posto l’Albania: 228 imprenditori attivi, più 31 per cento rispetto al 2009.

Luigi Passaetti (foto Vagnoni)

Quindi la Germania: 184 imprenditori, più 17 per cento rispetto al 2009. Seguono Marocco, Svizzera, Venezuela e Romania. Complessivamente nel decennio 2009/2018 gli imprenditori nati in Italia sono diminuiti di 2.132 unità, mentre quelli nati all’estero sono cresciuti di 349 unità.

DA EMIGRANTI A IMMIGRATI “DI RITORNO”

Ultima annotazione, comunque significativa, sempre relativo alle dinamiche fra imprenditoria autoctona e quella proveniente dall’estero: Germania, Venezuela, Argentina, Australia, Belgio e Svizzera raccolgono oltre la metà dell’imprenditoria Picena di cittadinanza straniera. «Molti di questi imprenditori ora anagraficamente non più italiani – osserva Luigi Passaretti, presidente territoriale della Cna di Ascoli Piceno – sono in realtà figli oppure nipoti di italiani e marchigiani che nei decenni passati emigrarono verso quelle terre. Un’immigrazione di ritorno che è un segnale positivo e incoraggiante riguardo alla capacità del Piceno di attrarre chi vuole fare impresa, da qualsiasi parte d’Italia e del mondo esso provenga».

I COMUNI DI ASCOLI E SAN BENEDETTO ATTRAGGONO SEMPRE PIU’ IMPRESE

Il capoluogo Piceno oggi conta 4.272 imprese attive con un saldo positivo (sempre riferito al decennio 2009/2018) di 141 imprese. Ma meglio del capoluogo ha fatto San Benedetto del Tronto: con 5.606 imprese attive e un incremento decennale di ben 342 imprese. Sia ad Ascoli che a San Benedetto il numero più alto di aziende riguarda il settore dei servizi: 40,42 per cento del totale nel capoluogo, 46,21 nel comune rivierasco.

MA PER ARTIGIANI, GIOVANI E DONNE LA STRADA E’ ANCORA IN SALITA

Malgrado i timidi segnali di ripresa, in questo primo semestre 2018 continuano le problematiche per alcuni comparti e categorie produttivi. A cominciare dalle imprese artigiane. Nel Piceno queste rappresentano oltre il 27 per cento di tutte le imprese attive. Nel 2015 erano 6.060, nel 2018 5.685. E non va meglio per le imprese giovanili (con titolare under 35): erano 2.259 nel 2001, sono scese a 1.792 nel 2018.

A sinistra Francesco Balloni

E così anche per le imprese femminili: 5.103 nel 2015, 5.036 nel 2018. «Le due anime del Piceno – sottolinea Francesco Balloni, direttore generale della Cna di Ascoli – stanno proprio in questi ultimi dati. Le statistiche dicono che, in percentuale, le imprese che crescono maggiormente sono quelle legate ai servizi innovativi e alle nuove tecnologie. Attività, queste, spesso legate all’azione imprenditoriale di giovani. Ma complessivamente il numero dei giovani che fanno impresa è diminuito costantemente negli ultimi anni. Questo vuol dire che, in linea tendenziale, che la strada che si sta percorrendo è quella giusta. Ma è necessario un maggiore impegno e più sostegno per far sì che il buon andamento percentuale si traduca anche in crescita reale di imprese e di occupazione».


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