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Allarme droga a San Benedetto
Un centro “stupefacente”
«Droga dilagante nella movida»

SAN BENEDETTO - Giovanni Filippini, ex presidente del comitato di quartiere Marina Centro traccia un quadro a tinte fosche. La testimonianza choc di un’anziana residente che, a notte fonda, ha visto una ragazzina “sballata” dalla cannabis. «Mi sorge spontanea una domanda: ma solo i giornalisti ed i cittadini vedono questo degrado?»
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Uno scorcio del centro di San Benedetto

di Marco Braccetti

«Spaccio e consumo di droga? Il fenomeno è molto, molto esteso». Lo dice con forza Giovanni Filippini: ex presidente del Comitato di quartiere Marina Centro. Da lunghi anni, lui combatte contro gli eccessi negativi della movida sambenedettese e, dalla sua abitazione a due passi da via Mentana, ne ha letteralmente viste e sentite di cotte e di crude. Le considerazioni di Filippini arrivano sull’onda del servizio che, pochi giorni fa, Cronache Picene ha dedicato al dilagare degli stupefacenti tra i giovanissimi della Riviera.

«Ho letto con attenzione l’articolo in questione e ci ho ritrovato quello che troppo spesso capita intorno a casa mia. Sì, perché la cosa non è circoscritta alla Pineta Pasqualetti o vicino all’ex Atlantide. Sono molte altre le zone del centro dove si spaccia e si consuma tranquillamente droga. Attualmente – sostiene l’ex presidente – certi fenomeni si concentrano solo nei weekend, mentre d’estate sono tutti i santi giorni. Basta fare attenzione a cosa si trova per terra la domenica mattina, dopo un sabato notte di eccessi: moltissimi resti di contenitori per le “cartine”, insieme a mozziconi di quelle che non sono semplici sigarette fatte a mano. Mi sorge spontanea una domanda: ma solo i giornalisti ed i cittadini vedono questo degrado?». Un interrogativo che richiama alle proprie responsabilità le forze dell’ordine ed i vertici dell’amministrazione comunale.

Il sindaco Piunti e Filippini durante un “sopralluogo” nelle zone e nelle ore della movida

A rendere concreto l’allarme di Filippini ci pensa il racconto di un’anziana donna, residente nel cuore della città, in una casa al primo piano tra le vie Mentana e San Martino. Lei, preferendo rimanere anonima, racconta un fatto avvenuto poche settimane fa, a notte fonda o, per meglio dire, quasi al mattino: «Erano circa le 4 di una notte tra sabato e domenica. Sono stata svegliata da dei rumori molto forti. Prima come dei colpi, poi le urla e il pianto di una ragazza. Mi sono alzata dal letto e, senza farmi notare, ho guardato fuori dalla finestra che dà sulla strada. C’era un gruppo di ragazzi molto giovani. Non saprei dire con esattezza l’età, forse erano minori, o forse poco più che 18enni. Comunque sia, c’era una ragazzina visibilmente alterata: piangeva e si dimenava. Un ragazzo che era con lei cercava di tranquillizzarla e gli ha detto questa frase: “Se ti fa questo effetto, non te la preparo più la canna”. Sinceramente, ho provato una gran pena verso questi giovani e poi mi sono chiesa: Ma dove sono le famiglie? Com’è possibile che dei ragazzini possano stare ancora in giro fuori casa alle 4 di notte? Ripeto: mi sono sentita opprimere il cuore per loro e per la società di oggi. Poveri loro e povera San Benedetto».

Il degrado descritto da Filippini e dall’anziana non è certo recentissimo. Nel 2012, i residenti denunciarono di essere costretti ad assistere a comportamenti da suburra: atti sessuali consumati in mezzo alla strada e cocaina sniffata all’aria aperta sugli specchietti dei motorini. Gesti che oltrepassano di gran lunga la soglia del consentito, immortalati in alcune fotografie scattate recentemente da cittadini esasperati. Da anni, dunque, con il favore delle tenebre, molte zone di San Benedetto sembrano diventare “terre di nessuno”, dove tutto è lecito.

«I residenti chiedono maggiori controlli – disse Pierfrancesco Troli: nel 2012 presidente del comitato Marina Centro, oggi consigliere comunale di maggioranza – mi rendo conto che le forze dell’ordine, soprattutto di notte, hanno degli organici ridotti all’osso e che non possono essere dappertutto. Ma per certe situazioni occorrerebbe un occhio di riguardo». Un grido di preoccupazione che, a distanza di ben sette anni, è purtroppo ancora attualissimo.

 


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