Una mattina d’estate, un piccolo centro dell’entroterra marchigiano, un’aggressione che ha lasciato il segno. A quasi un anno dai fatti di sangue avvenuti ad Amandola il 26 luglio 2024, è arrivata oggi la sentenza del Gup Barbara Caponetti presso il tribunale di Ascoli: Danilo Rotini è stato condannato a 5 anni e 4 mesi per tentato omicidio. Il giudice ha letto il dispositivo dopo due ore di camera di consiglio.
Oggi le parti hanno presentato le repliche finali. Una discussione durata oltre un’ora. La difesa composta dagli avvocati Olindo Dionisi e Massimo Comini, ha cercato di ridimensionare il quadro accusatorio, sostenendo l’insussistenza dell’aggravante dei futili motivi e chiedendo il riconoscimento delle attenuanti generiche. Il giudice ha escluso l’aggravante e concesso le attenuanti.
Rotini, ai domiciliari dal 9 maggio, è stato condannato al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 6.000 euro in favore della parte civile, con il danno complessivo da quantificarsi in sede civile.
Il papà del 20enne accoltellato si era costituito parte civile tramite l’avvocato Emiliano Carnevali, che ha detto: «Si è trattato di un fatto particolarmente cruento, commesso in un contesto di prevaricazione deliberata, costante e perdurante. A nostro avviso, non vi erano i presupposti per la concessione delle attenuanti generiche. Solleciteremo l’appello da parte della Procura».
«Abbiamo sempre contestato la sussistenza dell’aggravante dei futili motivi. Siamo soddisfatti che il giudice abbia condiviso la linea difensiva, anche in punto di riconoscimento delle attenuanti generiche», hanno detto invece Dionisi e Comini.
Il caso ha scosso la comunità locale, attirando l’attenzione anche per la complessità dei rapporti tra le persone coinvolte. Ora si attende la decisione della Procura sull’eventuale impugnazione della sentenza.
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