di Benedetto Marinangeli
La SSD Sambenedettese 1923 di Manolo Bucci è stata bocciata dalla Commissione Federale. La decisione è stata avallata dal presidente Gabriele Gravina e la società dell’imprenditore romano non è stata ammessa in soprannumero in serie D. La comunicazione è stato inviata al Comune e alla stessa società rossoblù.
Sembra, secondo alcune indiscrezioni provenienti da Roma, che siano state tre le criticità rilevate dai vertici del calcio nazionale. La prima è relativa alla documentazione presentata in cui risulterebbe un budget in perdita di 1 milione e 100mila euro senza le necessarie garanzie per rientrare. Insomma un business plan senza le coperture richieste.
La seconda è relativa alla posizione di Bucci che da alcuni mesi è proprietario o comunque referente della Samb 1923 oltre che del Valmontone (Promozione laziale), senza averne titolo e senza poter essere nemmeno socio occulto.
La terza e ultima è invece relativa al rapporto, non chiaro, con la signora Antonella Pennacchi, amministratore unico della Samb 1923. E dunque il calcio rossoblù, a quasi quattro mesi dal fallimento del 4 maggio scorso, non riesce ancora a ripartire.
Ora l’unica possibilità affinché la Samb possa prendere parte alla serie D sta nella decisione del Tar del Lazio di lunedì prossimo che dovrà decidere sul ricorso presentato da Roberto Renzi, che chiede l’ammissione al massimo campionato dilettantistico a seguito del decreto, sempre del Tribunale Amministrativo, che ha ammesso in D la Casertana, lo scorso 17 agosto.
Si discuterà lunedì prossimo 6 settembre.
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