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Presentato lo studio sul futuro del Piceno Consind: quattro ipotesi sul tavolo

ASCOLI - L’Università Politecnica delle Marche ha illustrato i risultati dell’analisi dedicata al quadro economico e alle prospettive del consorzio. La palla ora passa alla politica, chiamata a compiere una scelta determinante per il futuro del territorio
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di Federico Ameli

 

Lo scorso 23 gennaio, con una conferenza stampa indetta a Palazzo Arengo, il Comune, Confindustria Ascoli e Camera di Commercio delle Marche annunciavano ufficialmente la sottoscrizione di una convenzione attraverso la quale l’Università Politecnica delle Marche avrebbe ricevuto l’incarico di analizzare nel dettaglio il quadro economico e di prospettiva del Piceno Consind, delineandone i potenziali sviluppi futuri.

 

A qualche settimana di distanza, nel pomeriggio di oggi, venerdì 5 aprile, è stata la Sala degli Specchi della sede ascolana di Confindustria a ospitare la presentazione dello studio redatto dal professor Valerio Temperini sul consorzio presieduto da Domenico Procaccini, finito al centro di una dettagliata disamina volta a chiarire pro e contro dell’attuale struttura.

 

LO STUDIO – Come illustrato dallo stesso professor Temperini, a partire dall’analisi dei dati relativi agli ultimi bilanci, gli studiosi hanno consultato 20 imprenditori del territorio, indicati in parte da Confindustria e in parte dallo stesso Piceno Consind, per poter disporre di un quadro complessivo più quadro, da confrontare poi con gli esempi di buone pratiche a disposizione nel panorama nazionale.

 

«Pur non potendo prendere in esame i numeri del 2023 e del 2024, il consorzio registra una forte riduzione della capacità di generare ricavi – afferma Temperini – assistendo di conseguenza a un aumento dell’incidenza del costo del personale sul bilancio. Il margine operativo lordo risulta negativo, assorbendo liquidità a fronte di una già nota situazione debitoria».

 

In questo senso, l’evoluzione del contesto territoriale, con un notevole calo demografico e di imprese nell’ultimo decennio, di certo non aiuta, sebbene i colloqui con gli imprenditori locali abbiano fornito pareri discordanti. A fronte di qualche segnale di approvazione sulla funzionalità dell’area industriale picena e dei servizi erogati, dallo studio emerge come determinate imprese lamentino delle criticità sul piano delle infrastrutture, con particolare attenzione riservata alle condizioni delle strade e degli impianti di illuminazione, finendo – in alcuni casi – per percepire il consorzio come una sorta di “doppione” della macchina comunale.

Valerio Temperini, Andrea Maria Antonini, Marco Fioravanti e Simone Ferraioli

 

In questo senso, le buone pratiche suggerirebbero di dare maggiore risalto al branding e alla promozione internazionale, sviluppando il capitale umano e facilitando ulteriori partnership anche in chiave ecosostenibile e sociale.

 

GLI SCENARI – Sono 4 le possibili soluzioni individuate dalla Politecnica nel futuro del Piceno Consind. In particolare, la prima ipotesi prevede il mantenimento dello status quo, vincolato tuttavia a un piano industriale rigoroso e credibile. La seconda, al contrario, prenderebbe in esame il commissariamento dell’ente, in attesa di valutare le possibilità di rilancio o di liquidazione definitiva. Una terza soluzione riguarderebbe una riconversione del consorzio in un’agenzia di sviluppo, con un indispensabile potenziamento delle competenze a disposizione, mentre l’ultima ipotesi prevede la chiusura dell’ente e la creazione ex novo di un’agenzia di sviluppo in linea con le esigenze del territorio.

L’intervento di Gian Luca Gregori

 

Come sottolineato da Gian Luca Gregori, rettore dell’Università Politecnica delle Marche, a scegliere – con cognizione di causa e un occhio di riguardo nei confronti di bilanci, numeri e dati oggettivi – dovrà necessariamente essere la classe politica del territorio, che negli ultimi tempi ha dimostrato di voler prendere una posizione forte nei confronti del consorzio piceno.

 

«Non si tratta di una partita di calcio – ricorda Gregori – e non ci sono sostenitori o avversari, anche perché gli effetti delle decisioni riguardano tutti noi. Delle 20.610 imprese del Piceno, solo 9 hanno più 250 addetti: questo è il contesto che abbiamo e su cui dobbiamo lavorare per migliorare.

 

Si sta realizzando un grande cambiamento in quest’area, anche in chiave turistica, ma si devono comprendere al meglio le competenze che ci sono e le ricadute delle scelte da compiere per comprendere quale direzione intraprendere».

Simone Ferraioli

 

«Le agenzie di sviluppo in Italia non sono poi molte e le Marche ne hanno già una, la Svem – ricorda Simone Ferraioli, presidente di Confindustria Ascoli – Con il nostro interessamento tuteliamo gli imprenditori e i lavoratori delle aziende di chi ha 40 milioni di crediti nei confronti dell’ente.

 

Come per l’A14, per cui stiamo pagando le scelte sbagliate delle precedenti amministrazione, spesso tendiamo a non prendere il toro per le corna e a non affrontare la situazione: è vero che il ripianamento spetta ai soci, ma di questo passo il debito rischia di aumentare tra qualche anno. Vanno studiate le soluzioni a disposizione, ma dal nostro punto di vista risultano piuttosto chiare.

 

I nuovi servizi delle aree industriali sono strumenti preziosi per le imprese – conclude – che tuttavia oggi ci sono preclusi».

 

A tirare le somme è il sindaco Marco Fioravanti, che nel suo intervento sottolinea la necessità di intervenire per tutelare i bisogni del territorio, mettendo da parte personalismi e interessi di parte.

L’intervento del sindaco Fioravanti

 

«Non possiamo pensare allo sviluppo del territorio senza consentire agli imprenditori di mettere in campo le migliori energie e nuovi investimenti per ragioni burocratiche – esordisce Fioravanti – Il sindaco passa, la città resta: il ruolo etico di ogni amministratore è lasciare alla comunità una città migliore, con il coraggio di assumersi delle responsabilità.

 

Il debito, ad oggi, cresce ogni anno e rischia di aumentare. Quest’anno, in particolare, abbiamo assistito al raddoppio delle quote, ma senza concedere agli imprenditori la possibilità di aumentare il fatturato, provvedere alla manutenzione delle infrastrutture, favorire nuove assunzioni o concedere varianti in pochi mesi.

 

È importante confrontarsi per trovare una soluzione insieme: sono a favore dello sviluppo e di enti che possano favorirlo. Oggi inizia la discussione politica, come nel caso del riacquisto dei parcheggi dalla Saba, per i quali abbiamo atteso di avere i numeri in mano prima di esprimerci.

 

Dobbiamo indossare la bandiera dello sviluppo del Piceno, attirando smart worker e nuove aziende innovative e invertendo la rotta dello spopolamento puntando su tre fattori fondamentali: casa, qualità della vita e lavoro».

 

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