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La pesca è in crisi, Lorenzo Marinangeli: «Politiche Ue da rivedere, sono rimaste pochissime barche»

SAN BENEDETTO - Il consigliere e commerciante ittico ritrae lo stato delle cose in Riviera: l'Adriatico centrale è ancora molto pescoso, ma alla prima occasione gli armatori scelgono di rottamare i pescherecci
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Crisi della pesca: la disamina di Lorenzo Marinangeli

 

di Giuseppe Di Marco

 

Può un settore entrare in crisi anche se il prodotto è ancora presente in abbondanza. Sì, ed è il caso, secondo Lorenzo Marinangeli, della pesca. Il consigliere e commerciante ittico racconta cosa significhi, oggi, avere un’imbarcazione di stanza in Riviera.

 

«Mantenere un peschereccio implica un costo di una certa entità – spiega il leghista – una spesa che ha bisogno di molto tempo per essere ammortizzata. A ciò si aggiunga che, per rispettare le normative europee della pesca a strascico, la nostra flotta deve lavorare meno giorni a settimana. In aggiunta ai periodi di fermo biologico, infatti, gli armatori devono restituire un numero di giorni lavorativi in proporzione alla lunghezza del peschereccio. Da tenere in considerazione, inoltre, è anche il caro carburante, con il gasolio che oggi viaggia a 90 centesimi a litro. Infine, bisogna considerare che il nostro prodotto è entrato in un regime di concorrenza che include soprattutto competitor europei, in primis Croazia, Francia e Spagna».

 

Quali sono le conseguenze? «Queste condizioni influiscono negativamente sui ricavi giornalieri, con forti ripercussioni su tutta la filiera – prosegue Marinangeli – Su ogni peschereccio si imbarca un equipaggio di minimo quattro persone, e quindi da esso dipendono almeno quattro famiglie. Le spese si sono ingigantite, e l’incasso è fortemente diminuito. Va bene salvaguardare la fauna marina, ma vanno salvate in primis le nostre imprese, e quindi trovo ingiusto ridurre drasticamente le giornate di lavoro per chi va in mare. Con un fermo di due mesi l’anno, a San Benedetto sono rimaste quattro coppie di volanti e due lampare».

 

Quello che non manca è il prodotto. «Eppure – dice ancora il salviniano – l’Adriatico è ancora un mare molto pescoso: negli ultimi tempi abbiamo grande abbondanza di merluzzi, triglie, polpi e mazzancolle. Alla prima occasione buona, però, l’armatore preferisce rottamare la propria barca. La pesca italiana viene ridimensionata a beneficio di altre nazioni, che non è detto abbiano le nostre stesse certificazioni, per un prodotto che non è paragonabile al nostro, in quanto a freschezza e prelibatezza. In tutto questo, l’Ue promuove l’installazione di telecamere a bordo, ma la verità è che i pescatori chiedono solo di vivere del proprio lavoro. Mi auguro che, dopo le prossime Europee, il settore venga nuovamente considerato».


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