di Maria Nerina Galiè
«E’ ora di ridare regole ad orari e aperture nei festivi per i negozi, soprattutto dove i piccoli sono schiacciati dalla concorrenza dei grandi centri commerciali ed i maggiori oneri delle feste lavorate non sono compensati dai guadagni». È questo il commento di Ugo Spalvieri, presidente della delegazione di Ascoli Piceno della Confcommercio provinciale, alla proposta di legge presentata alla Camera dal sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa insieme ai colleghi deputati del Movimento 5 stelle Massimiliano De Toma, Andrea Vallascas e l’ascolana Rachele Silvestri.
La proposta dei grillini va in netta controtendenza con il decreto “Salva Italia” che nel 2011 aveva stabilito la liberalizzazione delle aperture dei negozi per favorire proprio la concorrenza come soluzione al declino economico su tutto il territorio nazionale. La difesa delle piccole attività commerciali nella competizione con la grande distribuzione, a suon di avventori della domenica ma a costo di nessun giorno di riposo e incassi che non giustificano il “sacrificio”, è invece alla base della novità che vorrebbero introdurre i deputati al seguito di Di Maio.
L’entrata in vigore della nuova legge, concederebbe ai singoli negozi un massimo 12 giorni di aperture domenicali e festive l’anno. Una turnazione stabilita dai Comuni, inoltre, porrebbe il limite del 25% alle attività commerciali locali per settore merceologico durante le feste lavorate. Sarebbero esclusi dalla restrizione gli esercizi che si trovano nelle località turistiche.
Per vigilare sulla corretta applicazione della nuova legge e valutarne gli effetti, i deputati 5 stelle avrebbero previsto un Osservatorio da attivare al Mise e composto da funzionari ministeriali, rappresentanti sindacali e delle associazioni di categoria e dei consumatori. Già Fausto Calabresi, presidente Confcommercio della provincia di Ascoli Piceno, circa due mesi fa ed in occasione di un incontro pubblico, aveva evidenziato l’impegno dell’associazione che rappresenta verso una modifica in questa direzione della vecchia legge a sostegno dei piccoli esercenti anche in un’ottica sociale: «In molti casi i piccoli negozi sono a conduzione familiare e moglie e marito non conoscono più domeniche per andare a Messa o fare una gita fuori porta insieme».
Tutto questo s’inserisce in un contesto più volte denunciato come critico per le attività commerciali soprattutto del centro storico. «Ad Ascoli centro – spiega ancora Spalvieri – assistiamo quotidianamente alla moria di punti vendita nei settori calzatura ed abbigliamento a vantaggio del food e della somministrazione che invece aumentano e per i quali le aperture nei festivi sono importanti. I primi invece, non trovano un giusto riscontro all’enorme impegno personale ed economico che implica l’apertura festiva». Domenica o primo maggio che sia, in sostanza, è il cliente che detta legge sul mercato e sceglie per i suoi acquisti il luogo più «comodo da raggiungere con l’auto, dove non ci sono problemi e soprattutto costi di parcheggio, ma anche dove possono risparmiare», dice il presidente della delegazione ascolana. Ed anzi, le aperture nei giorni di festa, allontanano un’ampia fascia di potenziali acquirenti dal centro città anche nei giorni feriali, rinviando alla domenica lo shopping settimanale che si preferisce fare nei grandi centri commerciali ormai diventati nuova ed affollata meta delle uscite domenicali. Vero anche che, se la proposta di legge dei pentastellati trovasse conforto, la grande distribuzione subirebbe effetti negativi a livello occupazionale.
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