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Covid19, Tardini (Confindustria) al Governo:
«Urgono misure concrete e liquidità,
si rischia la tensione sociale»

EMERGENZA CORONAVIRUS - Il presidente Piccole Imprese di Confindustria: «Si rischia di degenerare in atteggiamenti antisociali, di giustizialismo da strada e di immotivata condanna nei confronti di chi ha un dovere morale e sociale da svolgere, fiaccandone la forza e il senso di responsabilità»
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«L’unico modello possibile per uscire dalla crisi, lo dimostrano i dati, è quello di quei Paesi che hanno messo in campo risorse importanti e tecnologie: totale incondizionato sostegno al sistema sanitario, alla diagnostica e strumenti finanziari per gli imprenditori, grandi e piccoli». Così Gianni Tardini, ascolano, presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Marche.

«Abbiamo bisogno di misure concrete per superare la crisi finanziaria che colpirà come uno tsunami il sistema delle imprese e dei lavoratori da qui ai prossimi mesi. Occorre urgentemente immettere liquidità perché purtroppo finita l’emergenza molte aziende non avranno più la forza per riaprire».

Gianni Tardini (a sinistra) con Vincenzo Boccia presidente nazionale Confindustria

Tardini si rivolge anche a quanti hanno accusato Confindustria di essere responsabile nella diffusione del virus in quanto contraria alla chiusura delle aziende. «E’ molto semplice plaudire alle scelte che tutelano il diritto alla salute – aggiunge il presidente di Piccola Industria Marche – ma non si può far finta di ignorare quello che queste misure comporteranno: disoccupazione, disfacimento del tessuto produttivo e nel peggiore dei casi forti tensioni sociali. Tutti coloro che oggi invocano chiusure a tappeto senza entrare nel merito di quale sia la posizione di taluna o talaltra produzione nella catena delle essenzialità, senza sapere se è importante valutare anche in un momento come questo la riconversione verso attività di interesse nazionale, come quella di supporto al sistema sanitario, non hanno a cuore il futuro di nessuno».

Secondo Tardini la politica e la comunicazione hanno il dovere di evitare questa esasperazione «perché si rischia di degenerare in atteggiamenti antisociali, di giustizialismo da strada e di immotivata condanna nei confronti di chi ha un dovere morale e sociale da svolgere, fiaccandone la forza e il senso di responsabilità».

E sull’adozione dei codici Ateco come unico parametro che sancisce la possibilità di continuare l’attività produttiva, il presidente aggiunge: «Come Confindustria continuiamo a sostenere che il sistema degli Ateco debba essere guardato con flessibilità perché al momento non è in grado di rispondere al concetto di filiera”. E cita qualche esempio “Chi produce suole di gomma dovrebbe rimanere aperto se la sua produzione è rivolta a calzature sanitarie; oppure un’azienda che produce per automotive ma che rifornisce anche componentistica per il settore aereo non dovrebbe chiudere, e che dire delle aziende che producono gel igienizzanti che sono inquadrate nei cosmetici?».

«Il rischio è altissimo – conclude Tardini – per tutti. Sono già stati segnalati casi di aggressioni verbali anche a molti lavoratori per strada, inclusi quelli del sistema sanitario, e ciò è intollerabile. E’ inaccettabile che passi il messaggio che sia colpa dei lavoratori o degli imprenditori se il sistema sanitario italiano non è stato adeguatamente e per tempo preparato ad affrontare questa emergenza».


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