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«Il reinserimento integrale del Superbonus resta l’unica possibilità per le aree terremotate: se non avverrà, siamo pronti alla mobilitazione»

PAROLE dell'onorevole del Piceno Augusto Curti, che ha presentato, senza successo, l'emendamento per il mantenimento di sconto in fattura e cessione del credito per gli edifici colpiti dal sisma al Decreto "Ricostruzione". L'ex sindaco di Force si esprime anche sulla deroga alla formazione delle classi, che esclude proprio Arquata
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Augusto Curti

 

Superbonus nell’area sisma e deroghe per la formazione delle classi: c’è ancora molto da fare secondo l’onorevole piceno Augusto Curti (Partito Democratico), che si è visto “bocciare” emendamenti presentati al Decreto Ricostruzione, per assottigliare gli argini che rischiano di mettere un freno alla ricostruzione nelle zone terremotate.

«Dopo l’adozione dei Decreti “Ricostruzione” e “Bonus Edilizi”, si è creata molta confusione sul tema del 110% per le aree terremotate.  Partiamo da un presupposto – affermal’ex sindaco di Force – con il Decreto sui Bonus Edilizi il Governo ha cancellato la possibilità di fruire del 110%, attraverso le modalità dello “sconto in fattura” e “della cessione del credito”.

Ciò ha provocato un danno enorme ai cittadini delle aree terremotate che, alle prese con i progetti di ricostruzione, si troveranno a dover sostenere con risorse proprie i costi di accollo. Molti non ce la faranno, mettendo a rischio la possibilità di rientrare nelle abitazioni danneggiate. Il problema, dunque, è stato causato dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene.

E’ dunque paradossale che, proprio chi ha generato questa situazione, vada sbandierando ipotetiche e futuribili soluzioni. Una soluzione, invece, era già disponibile nel mio emendamento che voleva la reintroduzione di “sconto in fattura” e “cessione del credito” in tema di SuperBonus, per i progetti relativi alle abitazioni danneggiate dal sisma. Invece, il Governo hanno girato lo sguardo dall’altra parte».

 

«PRONTI ALLA MOBILITAZIONE» –  Se è andata male con il Decreto “Ricostruzione”, le speranze sono ora riposte nell’emendamento, a prima firma di Curti, al Decreto “Bonus Edilizi”.

«Da giorni – sottolinea Curti – siamo in pressing sull’Esecutivo attraverso gli strumenti che la normativa ci mette a disposizione, in particolare gli emendamenti.

Lo schema è semplice: chiedo che l’eliminazione dello sconto in fattura e della cessione del credito, non valga per i lavori su edifici colpiti dal sisma. Il Governo ha bocciato quello presentato sul Decreto Ricostruzione.

Adesso la partita si sposta sul terreno del Decreto Bonus Edilizi, in Commissione Finanze, dove ho presentato un altro emendamento, a prima firma, per il ripristino integrale del SuperBonus.

Se non verrà approvato, siamo già pronti alla mobilitazione».

 

LA STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE – L’onorevole Curti, sul Decreto “Ricostruzione”, ammette «che ci sono misure che non possono che essere condivise.

Si tratta – spiega entrando nel dettaglio – di strumenti essenziali al progetto di ricostruzione, ottimizzati nel contesto del Decreto, anche grazie al processo emendativo, posto in atto dai colleghi del Pd in Senato.

Tra questi figura, ad esempio, la stabilizzazione del personale. Qui però faccio un inciso: si sta spacciando per un provvedimento nuovo ciò che in realtà rappresenta la naturale prosecuzione del percorso già avviato, sia dalla precedente struttura commissariale che dai precedenti governi. Le risorse impegnate per la stabilizzazione, ad esempio, sono state completamente stanziate durante le ultime legislature: 5 milioni di euro nel 2020, 31 milioni nel 2021 e ben 83 milioni di euro nel 2022. In sostanza si stanno utilizzando i residui degli esercizi passati.

La ragione risiede nel fatto che le risorse messe in campo erano addirittura superiori al fabbisogno, in termini di assunzioni. Certo è che se l’Esecutivo avesse distratto i fondi per il personale, magari allo scopo di utilizzarli altrove, si sarebbe realmente toccato il fondo. Diciamo, più che altro, che si è limitato a non fare danni». 

 

LA SCUOLA E IL PARADOSSO DI ARQUATA – «Per la scuolasono ancora le parole dell’onorevole Augusto Curti – era stata richiesta a gran voce la possibilità di derogare al numero minimo di alunni, previsto per la formazione delle classi, a beneficio degli Istituti Scolastici ricadenti in area sisma. La deroga è effettivamente prevista nel Decreto Ricostruzione, tuttavia è condizionata all’inagibilità delle scuole.

In sostanza, ne possono beneficiare solo quei Comuni che, possedendo edifici scolastici ancora inagibili, hanno dislocato le classi in altra sede. Purtroppo in questo modo, ad Arquata del Tronto, cioè in uno dei Comuni simbolo del terremoto, la deroga non potrà essere applicata, poiché la scuola è stata ricostruita.

Lo spopolamento incombe su Arquata e  gli alunni non sono in numero sufficiente per la formazione di classi. Chiudere il plesso di Arquata non mi sembra logico se l’obiettivo è sostenere la ricostruzione, il ripopolamento, la resilienza. Senza considerare il gravissimo disagio che si crea alle famiglie ed il fatto che questa situazione accomuna molti altri Istituti del cratere».



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