di Benedetto Marinangeli
Il Gip di Vicenza ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dai Pm titolari dell’inchiesta sul ferimento del tifoso rossoblù Luca Fanesi avvenuto il 5 novembre 2017 fuori lo stadio “Menti” al termine della partita Vicenza – Samb (il ragazzo rimase in coma per 32 giorni), rigettando le richieste avanzate con atto di opposizione dall’avvocato Fabio Anselmo. Il decreto di archiviazione è stato emesso da qualche giorno e poi è stato notificato alle parti. Il provvedimento è stato reso noto dall’avvocato Anselmo nel pomeriggio di oggi, martedì 19 novembre.
«Stiamo studiano con l’avvocato Anselmo -commenta Massimiliano Fanesi, fratello di Luca- tutte le strade da percorrere anche perché il decreto di archiviazione non è ricorribile in tribunale. Stiamo infatti pensando alla Corte Europea di Strasburgo e soprattutto di continuare in sede civile dove potrebbero emergere nuovi elementi che potrebbero riaprire il caso. E’ stata una bella mazzata. Io sono un buon incassatore ma questa decisione del Gip mi lascia allibito. Ho nella mail il provvedimento di archiviazione e quello che si legge è imbarazzante. Tutto viene interpretato affinchè si arrivi all’archiviazione».
«Il decreto di archiviazione – aggiunge Fanesi- contiene tanti e tali errori nella ricostruzione dei fatti e degli atti che non ci consente in alcun modo di mettere la parola fine a quanto successo a Luca. Le testimonianze di alcuni tifosi vengono travisate dal Gip per affermare che mio fratello non è stato colpito dagli agenti, quando invece i testimoni hanno semplicemente detto che dalla loro posizione non hanno visto o non potevano vedere. E’ cosa ben diversa dall’affermare che molti testi “hanno visto” che non è stato colpito. Senza dimenticare, poi che i poliziotti hanno testimoniato davanti ad un loro superiore».
«Il Gip -continua Fanesi- sbaglia anche nel leggere le stesse relazioni della Digos: troppe volte il Gip afferma che determinati testi non sono nemmeno stati individuati sul posto tramite i filmati e sarebbero quindi inattendibili, mentre invece le stesse indagini della Digos li hanno individuati e collocati proprio dove i testi avevano detto di trovarsi. Sbaglia anche e grossolanamente purtroppo, quando afferma che noi avremmo individuato Luca nel soggetto che nel video avrebbe le mani alzate: nel nostro atto di opposizione abbiamo scritto proprio il contrario, dando anche un nome a questa persona».
«Peraltro -va avanti- negli stessi termini della Digos che ha compiuto le indagini. A tacere del fatto che dalle indagini era emerso che Luca aveva detto ai sanitari di aver ricevuto una manganellata, circostanza estremamente rilevante che si è scelto di non approfondire senza dare alcuna giustificazione. Infine –conclude Fanesi- Il Gip non ha disposto alcun accertamento medico e non si è confrontato nemmeno con le immagini del volto di Luca riprese dai filmati che testimoniano tumefazioni al volto, oltre che la ferita alla testa. È un provvedimento del tutto inidoneo a rendere giustizia su quanto è successo. Percorreremo tutte le strade nazionali ed europee affinché a quanto accaduto a mio fratello sia restituita verità e giustizia».
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