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Multicash, un compleanno
in grande stile in compagnia
dello chef Igles Corelli
per i clienti più affezionati

L’AZIENDA, dopo 34 anni di attività, celebra i suoi risultati e rilancia per il futuro con nuovi innovativi servizi. In un evento esclusivo sono state presentate le eccellenze dei suoi prodotti, offrendo anche ai clienti più importati un’opportunità di formazione fra controllo dei costi, marketing e l’esperienza dello chef Igles Corelli
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di Giorgio Tabani

Oltre 6.000 metri quadri di magazzini, 6 cash and carry, più di 25.000 clienti giornalieri. Sono questi i numeri che Multicash può vantare dopo 34 anni di attività nelle regioni Marche, Abruzzo e Molise. «Oggi – spiega il direttore commerciale Valter Di Felice – non vogliamo semplicemente celebrare i risultati raggiunti ma  guardare al futuro». L’azienda, infatti, sta già testando due nuovi progetti altamente innovativi che, combinati insieme, «costituiscono un business model del tutto originale per il nostro paese». Innanzitutto al magazzino fisico si affiancherà l’ormai sempre più indispensabile online: «Con click and carry – continua ancora Di Felice – i nostri clienti potranno risparmiare tempo e prenotare direttamente sul web i prodotti, per poi venire semplicemente a ritirarli». Parallelamente si agirà sul delivery: «Il prodotto potrà arrivare direttamente al cliente e non tramite i classici agenti di commercio ma grazie a dei veri e propri consulenti Multicash, rafforzando la partnership e favorendo una crescita reciproca». Infatti, precisa l’amministratore delegato Davide Antonini, «noi non vogliamo porci come semplici fornitori, ma offrire soluzioni ai nostri clienti».

Proprio nell’ottica di mettere al centro i clienti più affezionati, Multicash ha confezionato per loro un esclusivo evento di formazione. Nella prima parte dell’intenso pomeriggio i partecipanti hanno potuto visitare liberamente dodici sale, intrattenendosi con gli espositori – selezionate aziende fornitrici di Multicash – e degustando i loro prodotti. Dalla prima sala dedicata al cioccolato belga di Barry Callebaut si arrivava all’undicesima, in cui facevano bella mostra i salumi Felsineo e Guelerzi, passando per la pasta Spinosi, la pizza e i panini Italmill, l’olio Montecchia, il tartufo Trivelli, la frutta esotica Fruttital, i formaggi Occelli e De Gregorio, i vini e alcolici Dell’Ubere, Casa dei Fiori, Belluva e Vezzoli, i dolci Ice Wer e i prodotti del mercato Ho.Re.Ca di Italy Cash, oltre a tutta una serie di attrezzature (piatti, pentole ecc.) di aziende varie.

Il cuore dalla seconda parte dell’evento è stato l’intervento dello chef stellato Igles Corelli, volto noto di Gambero Rosso Channel e di varie trasmissioni Rai. Corelli, con il suo stile molto diretto e informale, ha ripercorso le tappe della sua carriera, dalla decisione di imbarcarsi ventenne sulle navi da crociera fino alla fama internazionale ottenuta negli anni ’80, grazie alla guida della cucina del ristorante “Il Trigabolo” di Argenta, considerato dalla critica uno dei tre migliori ristoranti italiani, il primo sul piano dell’avanguardia culinaria. Il segreto di quell’esperienza e della ristorazione di qualità, secondo lo chef, è da ricercarsi nella «coesione e nell’amicizia di un gruppo straordinario (Bruno Barbieri, Marcello Leoni, Italo Bassi, Mauro Gualandi) composto da persone totalmente inesperte ma disposte a sperimentare in modo ardito: a volte uscivano fuori porcherie, altre volte cose molto interessanti». Innovare vuol dire anche conoscere cosa succede nel resto nel mondo («era la nostra rete internet!») e per questo Corelli e la sua brigata anarchica crearono “Saperi e Sapori”, un’associazione e una manifestazione annuale di grandi chef internazionali e appassionati.

Molto evocativa la descrizione degli elementi cardine della sua filosofia in cucina. Per Corelli, alla base della sperimentazione oggi non può che esserci la tecnologia: «Tra i primi in Italia, ho scoperto il pacoject, macchina rivoluzionaria e all’avanguardia per i tempi, poi il sottovuoto, non solo utilizzato per la conservazione ma anche per la cottura, i distillatori, gli affumicatori e gli ultrasuoni e così via». Con “cucina garibaldina”, invece, lo chef vuole descrivere una cucina a «km Italia, ovvero costituita dai migliori prodotti che il nostro bellissimo paese produce, una cucina che appunto unisce l’intera Italia». A completare il quadro la risposta a una domanda essenziale: «Perché prendere un gambero fresco di qualità a 50 euro e non uno surgelano a 20? Semplice, vi dimostro come vi costerà meno il primo rispetto al secondo, grazie al mio concetto di “cucina circolare”». Con questa espressione Corelli vuole esprimere il fatto che «come accade in natura, nulla viene trascurato, buttato, tutto viene trasformato, attraverso processi specializzati e successivi, in una moltitudine di altri prodotti» e quindi il gambero può diventare – una volta usata la carne del corpo – brodetto, risotto, sugo, maionese, sorbetto e anche sale aromatico.

Passione per il cibo, questo è il filo conduttore della serata per Di Felice, che ha intrattenuto la folta platea sul tema del marketing della ristorazione. «Il “food” ormai non è più semplicemente un bisogno primario ma un oggetto di desiderio, uno status symbol e per questo chi acquista è diventato un cliente attento, preparato, esigente». In questo contesto diventa fondamentale per un brand proporsi nella sua unicità, fatta di: una visione, di un’identità chiara, di una storia da raccontare, di un prodotto di qualità, dello stile e della cura del servizio, di tecniche di vendita, promozione e comunicazione efficaci, di un mercato di riferimento. La cucina di oggi – collegandosi anche a quanto detto da Corelli – deve saper essere emozionale, a partire da un interior design che sappia veicolare e anticipare l’esperienza culinaria; il posto centrale, ovviamente, lo ha il food design, in cui «arte, forma, consistenza, dimensioni, geometria, colori e gusto si compenetrano».

Sulla stessa linea Alessandro Brusadelli, food and beverage manager esperto di controllo di gestione e start up, che si è occupato di food cost e menu engineering. Il suo principale ammonimento per il controllo di gestione è stato sull’attenzione maniacale da dedicare al full cost, ovvero alla capacità di razionalizzare il costo orario (food cost a cui unire attrezzature/utenze e manodopera) in modo da suddividere ogni preparazione in un minutaggio di lavorazione. All’ottimizzazione nella gestione di prezzi, scarti, inventari, ricette deve accompagnarsi un’ingegnerizzazione del menu, strumento efficacissimo per massimizzare i profitti di un ristorante. Al di là di tutto, però, l’elemento umano resta fondamentale: come insegnano l’attività di Corelli, gli studi di Brusadelli e l’esperienza Multicash quanto riesce a fare realmente la differenza è la creazione di una comunità, la capacità di sentirsi parte di un progetto e di lavorare tutti consapevolmente alla sua realizzazione.

(articolo pubbliredazionale)

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