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Pronto Soccorso di San Benedetto, la Cimo: «No allo spostamento di medici da altri reparti»

SANITA' - Sulla delicata questione, intervengono il presidente ed il segretario regionale del sindacato dei medici ospedalieri, Moretti e Piccinini: «A rischio la qualità delle cure, la garanzia di erogazione dei Lea e l’allungamento delle liste d’attesa. Necessario invece un cambio di rotta in ragione delle opportunità offerte dal decreto 34»
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Il pronto soccorso di San Benedetto

 

 

«Ancora una procedura di mobilità d’urgenza per coprire i turni dei medici nel Pronto soccorso dell’ospedale di San Benedetto. Ancora una soluzione a basso costo che non risolve il problema della carenza di personale e apre la strada a nuove criticità. Ancora medici sottratti dai propri reparti, con le inevitabili conseguenze negative sulla qualità delle cure, sull’allungamento delle liste d’attesa e sulla garanzia di erogazione dei Lea».

 

Così Luciano Moretti, presidente regionale del Cimo – Fesmed, il sindacato dei medici ospedalieri, commenta la delibera di Ast Ascoli con cui viene approvata per l’ennesima volta la graduatoria di mobilità d’urgenza per coprire i turni in pronto soccorso.

 

«La mobilità d’urgenza – spiega Moretti – dovrebbe rappresentare una soluzione di brevissimo periodo per il tempo necessario a risolvere la criticità che ha generato l’urgenza.

Da anni, invece, per garantire la copertura di un servizio essenziale come il Pronto Soccorso di San Benedetto, Ast Ascoli (prima Area Vasta 5, ndr) dispone ordini di servizio ai medici degli altri reparti specialistici, sottraendoli da attività altrettanto essenziali.

In tal modo i cittadini sono costretti a ricorrere sempre più spesso al privato, mentre i medici decidono di abbandonare l’ospedale per il continuo peggioramento delle condizioni di lavoro non compensato da adeguate retribuzioni».

 

«Questo atteggiamento – sono ancora le parole del presidente regionale del sindacato – conferma la volontà dell’Azienda Sanitaria picena e della Regione Marche di non voler investire sulle risorse umane del Sistema Sanitario Regionale, continuando a perseguire soluzioni emergenziali e a basso costo come la mobilità d’urgenza, le assunzioni a tempo determinato e il conferimento di incarichi libero professionali ai medici.

Oltre all’abbondante ricorso ai gettonisti delle cooperative dal costo molto elevato che, pesando sulla voce dei beni e servizi senza incidere sul costo di spesa del personale, offre alle aziende l’opportunità di esternalizzare le prestazioni ai privati».

 

Per la Cimo Fesmed, occorre invece invertire la rotta investendo sulle risorse umane in Sanità e attivando subito le opportunità offerte dal decreto legge 34 del 30 marzo scorso che prevede la limitazione dell’utilizzo dei medici gettonisti delle cooperative.

Il nuovo decreto parla anche di incrementare a 100 euro l’ora il valore della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per il personale medico che andrà ad operare nei Pronto Soccorso.

«Cifra – sottolinea Moretti – che è in ogni caso inferiore a quanto offerto alle cooperative. Trattandosi di prestazioni aggiuntive al normale orario di lavoro nessun medico sarebbe sottratto alle attività del proprio reparto come invece accade con la mobilità d’urgenza, e di certo vi sarebbero molti medici disposti, su base volontaria, ad aiutare in tal modo il Pronto Soccorso».

 

Sempre il dl 34, prevede di indire subito procedure per i concorsi a tempo indeterminato per offrire un posto di lavoro stabile a tutti quei medici che, pur non in possesso del titolo di specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza, oggi possono partecipare alle procedure concorsuali se hanno maturato 3 anni di esperienza professionale sul campo come medici di emergenza-urgenza.

«Se si vuole risolvere la carenza di personale in Pronto Soccorso – conclude Moretti – occorrono misure stabili e interventi lungimiranti. Di certo non l’ennesima misura tampone».



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