Le storie di Walter: Simona, il muratore

LA SCELTA di Simona Bonamassa («faccio il lavoro che amo») dopo il diploma al Liceo Linguistico di San Benedetto. Dopo giornate piene di fatica, in un ambiente prettamente maschile dove tutti la stimano e le vogliono bene, trascorre il tempo libero con la comitiva degli amici. Ha 23 anni, è fidanzata e vive a Castel di Lama con i genitori, un fratello e due sorelle. Un caso più unico che raro, almeno dalle nostre parti, un modello a cui fare riferimento e da cui trarre insegnamento

25 Gennaio 2024 - Ore 10:02 ...

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Simona Bonamassa

di Walter Luzi

Simona fa il muratore. E le piace. A ventitrè anni, almeno alle nostre latitudini e con i tempi che corrono, lei è un esemplare più unico che raro. Che dovrebbe essere invitata a tenere conferenze nelle scuole, e rappresentare per tutti i suoi coetanei un modello virtuoso, in controtendenza, a cui fare riferimento. Da cui trarre insegnamento.

Una bella ragazza che appena conseguito un diploma si trova subito un lavoro. Ma non uno fatto su misura per bellocce sfaccendate. Quelle con le unghie lunghe, ricostruite in costose sedute di onicotecnica, quelle che si laminano ciglia e sopracciglia, e che anelano ai filler fin dall’adolescenza. Lei sceglie l’edilizia. Ma non un ruolo amministrativo, o contabile. Una morbida poltrona sotto il sedere insomma, in un bell’ufficio con l’aria condizionata magari. No.

Troppi comfort non fanno per lei. Lei è nata per i cantieri. Senza sconti, o corsie preferenziali. Edilizia pura. E dura. Ambiente tutto di maschi per ovvie ragioni. Dove ci vogliono forza e grande resistenza fisica. Giornate piene di fatica. Polvere impastata con il sudore sotto la canicola in estate. Freddo pungente e umidità che entra nelle ossa al gelo dell’inverno. Condizioni di lavoro che temprano. E, con la stessa velocità, usurano. Ma lei quello vuole. A quello è abituata fin da bambina quando incomincia, prestissimo, a prendere confidenza con il dovere e il sacrificio facendo spesso da aiutante del padre.

Lei vuole diventare un muratore a tutti gli effetti. Imparare l’arte dai suoi maestri. Dopo piercing e tatuaggi fatti, spiega, per piacersi di più. Il suo sudato diploma, conseguito al Liceo Linguistico di San Benedetto, non l’ha mai incorniciato. A dirla tutta non si ricorda neanche il voto finale. Anche perché non era un gran voto. E lei non è stata mai una gran studiosa. “Dipendeva dalle materie però…” commenta cercando una giustificazione.

Simona Bonamassa, muratore per vocazione, vive in famiglia a Castel di Lama. Il papà Luca si occupa di traslochi, la mamma Marianna, originaria di Castignano, di pulizie. Ha un fratello più grande, Matteo, e due sorelle, Anastasia e Beatrice, più piccole. Ha anche un fidanzato, e una bella comitiva di tante amiche e amici per fare bisboccia. E’ proprio il fratello a farle da gancio con l’impresa che, poco più di un anno fa, l’ha assunta.

E’ l’impresa edile Pio Marconi di Offida. Una bella azienda a carattere famigliare che Pio porta avanti da oltre un trentennio con i fratelli Gabriele e Luciano.

«Anche il mio ragazzo all’inizio – racconta Simona – era molto titubante per questa mia scelta, soprattutto per immaginarmi in un ambiente lavorativo fatto di tutti uomini».

I riccioli neri di Simona finiscono così sotto il caschetto antinfortunistico. E’ una polivalente, utilizzata nei cantieri dove c’è necessità di rinforzi. Fa di tutto, ed è smaniosa di apprendere.

«Mi arrabbio molto quando mi tengono a fare solo da spettatrice – racconta – non mi alzo presto ogni mattina per stare poi a guardare gli altri mentre lavorano. Basta che mi spiegano come va fatta bene una cosa, e io la faccio».

Il collega con cui fa spesso coppia nei vari cantieri è Giorgio Bonanni. Un viterbese trapiantato a Offida per amore. «Lei è in gamba davvero – ci dice senza farsi sentire da Simona – è volenterosa, e anche brava. Sul lavoro non si risparmia mai, ed è sempre molto attenta alle nostre spiegazioni su operazioni e tecniche per lei nuove. E poi, come tutte le donne, è molto puntigliosa…«».

Simona, unica donna, la più giovane della ditta sia in termini anagrafici che di anzianità di servizio, non è però certo il tipo di soffrire di sudditanza, o di complessi di inferiorità. Le battute sessiste le fanno un baffo. Non la scalfiscono, non la deprimono. Anzi. Risponde per le rime. Attaccando briga. E nata sotto il segno dell’Ariete d’altronde. Governato da Marte, dio della guerra. Una indole guerriera e una straordinaria forza interiore che possono far vincere anche le sfide impossibili. Il rispetto e la stima, come un soldato Jane dell’edilizia, se li è guadagnati sul campo.

Qualcuna delle sue amiche glielo ha chiesto: ma chi te lo fa fare? Ma, per tutte, rappresenta un mito. Si ritrovano spesso, con gli amici, a fare le ore piccole anche durante la settimana.

«Tanto la mattina dopo – confessa lei – mi alzo prestissimo lo stesso. Tutti i miei colleghi mi vogliono un gran bene. E io ne voglio a loro. Se penso di andare avanti? Certo. Questo lavoro per me non è un ripiego. E’ il lavoro che amo».

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