Santa Maria di Ronzano nella Valle delle Abbazie, al cospetto del gigante dell’Appennino
LA VALLE delle Abbazie si trova in Abruzzo, in provincia di Teramo, tra le colline incise dal fiume Vomano e dal suo tributario, il Mavone. Il Cammino delle Abbazie è un itinerario tra fede e natura che permette di apprezzare autentici gioielli storico-architettonici, tra i quali l’abbazia di Santa Maria di Ronzano, situata su un poggio panoramico, di fronte alla catena del Gran Sasso d’Italia
La facciata principale della chiesa (foto G. Vecchioni)
di Gabriele Vecchioni
Santa Maria di Ronzano è una chiesa abbaziale che sorge isolata su un colle della valle del Mavone (conosciuta anche come Valle Siciliana), nel comune di Castel Castagna, in provincia di Teramo, a pochi chilometri dal frequentato Santuario di San Gabriele a Isola del Gran Sasso. Il complesso abbaziale benedettino comprendeva anche l’edificio conventuale, ormai perduto. La chiesa si trova in ambiente rurale, in una posizione assai panoramica: è situata, libera da impedimenti visivi, proprio di fronte al massiccio del Gran Sasso d’Italia, la montagna che sfiora i 3000 m di altitudine ed è la più alta della catena appenninica.
Non si conosce con esattezza la data di costruzione del complesso ma diversi storici la pongono alla fine del sec. XII. Il documento più antico è un rescritto di Papa Lucio III del 1184; nel diritto canonico, un rescritto è la risposta scritta con cui l’autorità ecclesiastica, su istanza del richiedente, risolve una controversia. In questo caso, la risposta era indirizzata a Oderisio, vescovo di Penne; dopo più di ottocento anni, Santa Maria, attualmente sita in provincia di Teramo, è ancora sotto la giurisdizione della diocesi di Pescara-Penne.
La chiesa abbaziale di Santa Maria a Ronzano di Castel Castagna (foto S. De Rugeriis)
LA CHIESA
L’edificio ecclesiastico, in stile romanico, ha finestrature con transenne lapidee; il presbiterio presenta archi ciechi e l’aula ha tre absidi semicircolari con il perimetro esterno rettilineo: sono peculiarità che fanno assomigliare Santa Maria di Ronzano a diverse chiese pugliesi, tra le quale la basilica di San Nicola, a Bari, che ha proprio la caratteristica di includere la parte absidale in una “scatola muraria” che copre la struttura. Per il resto, la planimetria della chiesa è tipicamente benedettina, con tre navate (la centrale più grande) terminanti in absidi, con archi a sesto pieno impostati su pilastri cruciformi e il transetto, la navata che le interseca trasversalmente per dare all’edificio la pianta della croce latina, è lievemente sporgente sui due lati.
«Verso la navata centrale gli archi si raddoppiano nel particolare disegno falcato, che si ripete in diverse parti della chiesa. Ed è proprio l’abbinamento di due archi non concentrici a slanciare la sagoma del sesto semicircolare a costituire una delle sigle inconfondibili di Santa Maria in Ronzano (cens. 2022, FAI)».
L’area absidale di Santa Maria di Ronzano con, sullo sfondo, la muraglia rocciosa del Gran Sasso (foto S. De Rugeriis)
L’elegante facciata a due spioventi, divisa in tre parti, è in laterizio, liscia ma “movimentata” da pietre chiare, posizionate in corrispondenza degli archi interni e delle lesène perimetrali. Sul prospetto si aprono tre portali, due monofore e un enorme oculo che dà luce all’interno. La lunetta centrale del portale più grande conserva resti di un affresco (si riconosce uno scudo con le chiavi pontificie decussate) e, ai lati, altre due lunette, probabile resto di un nartèce [sorta di portico] mai costruito.
I muri dell’edificio, che evidenzia grande semplicità e purezza di linee, presentano una finestratura di monofore, alcune delle quali a fessura, con transenne lapidee e cornici con motivi vegetali. L’unico elemento concesso alla decorazione è la monofora centrale nella zona absidale, con l’apertura tra due colonnine sorrette da mensole, con capitelli decorati con palmette. L’archivolto è una fascia scolpita con girali di frutta e fiori alternate da testine umane e la luce è chiusa da una transenna di pietra traforata, con due diversi disegni.
Sul prospetto posteriore e sulla parete laterale diverse arcate cieche in pietra bianca richiamano gli spazi interni (foto G. Vecchioni)
L’interno, come già s’intuisce guardando l’abbazia dal prato antistante l’edificio, è ripartito in tre navate, con quella centrale lievemente avanzata e di altezza maggiore; i valichi sono sorretti da pilastri cruciformi, e l’aula termina con un’abside contenuta. Ancora evidenti, sui pilasti in pietra chiara, i resti del violento incendio che, nel 1183 (quasi 850 anni fa!), devastò l’edificio, calcinando le pietre e deformando le pietre squadrate e distruggendo le capriate lignee del tetto. In quell’occasione, andò distrutto l’edificio conventuale, mai ricostruito.
La vela campanaria (foto G. Vecchioni)
GLI AFFRESCHI
In occasione dell’incendio furono danneggiati diversi affreschi ma, fortunatamente, non quelli presenti nel catino absidale e in parte del transetto. Si tratta di un ciclo di affreschi medievali (datati 1181 nell’iscrizione alla base della calotta absidale). Dal punto di vista figurativo, gli affreschi di Ronzano sono ispirati «più all’arte paleocristiana che a quella bizantina», che allora influenzava questo tipo di rappresentazioni.
Lo splendido ciclo di Ronzano, coevo alla costruzione della chiesa, merita un approfondimento. Prima, però, ricordiamo brevemente l’importanza che avevano gli affreschi per la catechèsi dei fedeli. Gli affreschi costituivano, nel Medioevo, la “Bibbia dei poveri”, stante l’altissima percentuale di illetterati, incapaci di leggere il Libro: era la muta praedicatio, l’insegnamento delle immagini per la massa di analfabeti. Nel sec. VI, in un’epistola a Sereno, vescovo iconoclasta di Marsiglia, Papa Gregorio Magno scrisse che «quello che lo scritto procura a coloro che sanno leggere, la pittura lo fornisce agli analfabeti che la guardano: in tal modo, gli ignoranti vedono ciò che devono imitare. Le pitture sono la lettura degli illetterati». Per questo, l’artista che realizzava l’opera ricercava il coinvolgimento emotivo dello spettatore, con la scelta di scene ricche di pathos quali la Passione di Cristo o la Strage degli Innocenti.
Le monofore di Santa Maria (foto G. Vecchioni)
Nella calotta absidale dell’abbazia di Ronzano è rappresentato il Cristo benedicente all’interno di una mandorla mistica, circondato da quattro angeli in volo: nella sinistra ha un disco con la scritta Ego sum lux mundi [Io sono la Luce del mondo]. Una breve digressione sul tema della mandorla mistica negli affreschi sacri. La mandorla è simbolo del mistero di Cristo che nasconde la natura divina in quella umana (il frutto della mandorla è racchiuso in un guscio ligneo); per altri, il mandorlo simboleggia la Resurrezione: poiché è il primo albero a fiorire in primavera, esprime la rinascita della Natura, dopo la “morte” invernale.
La splendida monofora del prospetto posteriore, descritta nel testo (foto G. Vecchioni)
Nel primo registro (quello più in alto) della parete absidale sono rappresentati i dodici apostoli e, al centro, l’Annunciazione, con la Vergine Maria e l’arcangelo Gabriele («Di grande bellezza le figure dell’Annunciazione, con un accentuato ancheggiamento della Vergine che rievoca esempi gotici del Nord Europa, cens. 2022, FAI)».
Nel secondo registro ci sono le scene dell’infanzia di Gesù Cristo. Al centro, l’Adorazione dei Magi alla Madonna in trono col Bambino in braccio: le figure dei Magi sono svanite e solo un frammento di cavallo bardato ricorda la scena. Segue la Fuga in Egitto della Sacra Famiglia, con la Madonna sull’asino col Bambino e Giuseppe con il cosiddetto pileus cornutus, il cappello a punta che, nel sec. XIII, identificava gli ebrei. Nell’ultima scena del registro è raffigurata la Strage degli Innocenti, collegata alle donne piangenti della scena sottostante.
Il terzo registro è dedicato alla Passione di Cristo: nelle scene sono raffigurati il Bacio di Giuda e la Cattura di Cristo da parte di soldati; seguono l’incontro con Pilato, laFlagellazione e, infine, al centro, laCrocifissione; quest’ultima figurazione è gravemente danneggiata; ancora distinguibili i personaggi di Longino con la lancia e di un altro milite con il secchio dell’aceto. Chiudono il ciclo la Richiesta del corpo di Cristo a Pilato (con le figure della Madonna e di Pietro) e la Deposizione nel sepolcro.
L’interno della chiesa. A sinistra il finestrone sulla navata principale, a destra le capriate lignee
LA RELIQUIA DELLA VERA CROCE
Nel locale in fondo alla navata destra è custodita una stauroteca, una preziosa croce lignea patriarcale (cioè, a doppia traversa, secc. XI-XII) di fattura forse bizantina, rivestita da una lamina dorata, con diverse gemme. La reliquia viene utilizzata dal celebrante per la benedizione finale dei fedeli il 15 agosto, giorno della festa dell’Assunta a Ronzano (ricordata più avanti). Nella croce è inserito un frammento ligneo, reliquia della Vera Croce di Gesù Cristo. Con il termine stauroteca si intende un reliquiario, spesso a forma di croce, destinato a contenere frammenti dello strumento della Passione. L’origine è orientale, del cristianesimo ortodosso, ma si diffuse in Occidente già nel Medioevo.
Alla croce è legata la leggenda del ritrovamento. Sarebbe stata rinvenuta casualmente, durante l’aratura di un campo vicino all’abbazia: durante i lavori agricoli, i buoi che trainavano l’aratro si sarebbero inginocchiati, rifiutandosi di proseguire il lavoro nonostante le frustate del loro conduttore; il contadino scavando a mano, avrebbe rinvenuto la scatola lignea che custodiva la croce.
L’aula nuda è ancora più suggestiva (foto censimento Fai 2022)
LA FESTA, IERI E OGGI
Negli immediati dintorni della chiesa di Santa Maria si tiene, ogni anno ad agosto, la Fiera Millenaria dell’Assunta, una festa che si tiene ormai da tempo immemorabile. La Festa si svolge il 15 agosto e, come molte feste religiose dedicate alla Madonna che si svolgono nel periodo “di mezza estate”, probabilmente è mutuata da antichi riti agrari di ringraziamento: per esprimere gratitudine alla divinità che aveva protetto il lavoro e permesso il raccolto abbondante, si celebravano feste di riconoscenza, omaggiando la Vergine con il dono delle primizie. Storicamente, la festa (una fiera agricola) ricorda l’antico omaggio feudale ai monaci benedettini, già insediati nel convento ed è preceduta da una processione votiva; entrambe le manifestazioni sono molto sentite dalla popolazione che partecipa massicciamente.
Info: per le visite (gratuite) all’abbazia è opportuno mettersi in contatto con il comune di Castel Castagna (Teramo).
Gli affreschi dell’area absidale (foto “I luoghi del silenzio”)
Cristo nella mandorla mistica (spiegazione nel testo, foto “I luoghi del silenzio”)
Uno degli affreschi dell’abside “La fuga in Egitto” (spiegazione nel testo, foto “I luoghi del silenzio”)
Quasi una scena horror nell’affresco della “Strage degli innocenti” (foto “I luoghi del silenzio”)
Nel transetto (braccio laterale destro) una insolita rappresentazione di Eva (nuda con foglia di fico a coprire le pudenda) e Adamo intento al lavoro con la zappa levata («Con il sudore del tuo volto mangerai il pane…» – foto “I luoghi del silenzio”)
SE VI SIETE PERSI QUALCHE REPORTAGE DI GABRIELE VECCHIONI…..